Era il 12 ottobre 1972 quando un aereo decollava per Santiago e nessuno poteva immaginarsi che, il giorno successivo, si sarebbe verificato quello che è passato alla storia come disastro aereo delle Ande: ripercorriamo insieme la storia della strage e e vediamo chi sono e che cosa fanno i sopravvissuti oggi.
Coinvolse 45 persone in totale il disastro aereo delle Ande; i sopravvissuti furono pochi. Il 13 ottobre 1972 il volo 571 delle Forze Aeree dell’Uruguay, il quale trasportava la famosa squadra di rugby degli Old Christians Club, fu protagonista di una vera e propria tragedia.
La meta finale doveva essere Santiago ma qui l'aereo non arrivò mai. In totale a bordo vi erano 40 passeggeri e 5 membri dell'equipaggio, compresi due piloti: il colonnello Julio César Ferradas e il copilota tenente colonnello Dante Héctor Lagurara.
Il viaggio non iniziò sicuramente nel migliore dei modi: nel cielo si era scatenato un forte temporale che costrinse il pilota a fare tappa a Mendoza, in Argentina. Una volta migliorate le condizioni meteo, si ripartì.
Il colonnello Ferradas passò il comando al copilota, il quale era alle prime armi e commise degli errori che purtroppo furono fatali. Durante una manovra, il velivolo entrò in una pericolosa turbolenza che lo portò ad un sostanziale abbassamento di quota.
Una volta usciti dalla turbolenza, i due piloti si accorsero che si trovavano a pochissimi metri dalle montagne delle Ande. Ormai non c'era più nulla da fare. I tentativi di ritornare sulla rotta si rivelarono inutili. Il mezzo si andò a schiantare contro un ghiacciaio.
Nel brusco impatto persero la vita a 12 persone. Altre rimasero gravemente ferite. Passò la prima notte e, per via del clima rigidissimo e della mancanza di strutture mediche adeguate, si spensero altri 5 passeggeri. I primi a sopravvivere furono 28.
Questi, con la speranza di essere ritrovati il prima possibile, iniziarono a costruirsi dei ripari, coprirsi con coperte di fortuna e riuscirono persino a trovare un sistema per far sciogliere la neve e dissetarsi.
Le risorse alimentari che avevano a disposizione erano pochissime. Vi erano delle barrette di cioccolato, un paio di vasetti di marmellata, datteri, caramelle, bottiglie di vino e poco altro ancora.
Passò una settimana e i sopravvissuti non erano ancora stati trovati e soccorsi. Il poco cibo che avevano era ovviamente finito e per disperazione alcuni iniziarono a mangiare parti di sedili dell'aereo.
Qualcuno andò in giro a cercare animali o vegetazione da mangiare, ma in mezzo al freddo e alle montagne non c'era nulla. Fu a questo punto che presero una decisione estrema: quella di ricorrere al cannibalismo ovvero di mangiare la carne dei loro compagni deceduti.
I pochi sopravvissuti capirono che ormai non c'era più nulla da fare e che sarebbero presto morti. Decisero di tentare l'ultima prova: scelsero un gruppo di persone per compiere un'ultima disperata spedizione per cercare aiuti e presenza umana.
Si misero in viaggio e dopo circa una settimana, il 20 dicembre, mentre qualcuno di loro si stava abbandonando al decesso, due incontrarono, come per miracolo, un uomo di nome Sergio Catalan.
Fu grazie a lui che le autorità vennero avvisate sul luogo in cui si trovavano i sopravvissuti. Nell’accampamento erano rimasti in 14. Tra non poche difficoltà questi furono recuperati, dopo 73 giorni di agonia, e portati in ospedale.
Ecco l’elenco delle 16 persone sopravvissute al disastro aereo delle Ande:
Ancora oggi alcuni dei sopravvissuti tornano annualmente sul luogo del disastro aereo per ricordare chi non c’è più. La loro storia è stata raccontata, negli anni, in diversi libri, film e serie. L’ultima si intitola La società della neve ed è ora disponibile su Netflix.
Che fine hanno fatto queste persone sopravvissute? Roberto Canessa, che all’epoca studiava medicina, dopo la strage ha continuato gli studi in medicina ed è diventato un cardiologo pediatrico. Lui, insieme ad altri, si è sempre impegnato per mantenere viva la memoria di quanto accaduto.
In una intervista al Corriere della Sera nel 2022 ha raccontato:
Poi c’è Sergio Catalan, morto all'età di 91 anni nel 2020. E ancora Fernando Parrado, classe 1949, è diventato un famoso volto televisivo. Nel 2006 ha scritto, insieme a Rause Vince, il libro Settantadue giorni. La vera storia dei sopravvissuti delle Ande e la mia lotta per tornare.