Emanuela Orlandi scomparve a Roma all’età di 15 anni. Era il 1983. Se di lei non si fossero perse le tracce, il 14 gennaio di quest’anno ne avrebbe compiuti 56. Per ricordare il suo compleanno il fratello Pietro, da sempre in prima linea per cercare di dare risonanza al caso, ha indetto una manifestazione in Piazza Cavour, a pochi passi dal Palazzo di Giustizia. Si terrà sabato 13 dalle 15.30 e sarà l’occasione per tornare a chiedere, tutti insieme, verità e giustizia.
Ospite del programma La storia oscura, in onda dal lunedì al venerdì dalle 11 alle 12 su Radio Cusano Campus, Pietro Orlandi è tornato a parlare della scomparsa della sorella Emanuela, citando la manifestazione in programma per il prossimo sabato a Roma.
Sarà l’occasione per spingere, per accelerare i tempi. Purtroppo ancora non si è mosso praticamente nulla, ha detto riferendosi alla recente approvazione, da parte del Senato, di una Commissione parlamentare d’inchiesta chiamata a fare luce sui casi della ragazza vaticana e di Mirella Gregori, scomparsa a Roma appena un mese prima.
So che il presidente della Camera ha inviato delle lettere ai vari capigruppo di partito per sollecitarli a inviare i nomi dei componenti. Spero che in questi giorni anche il presidente del Senato faccia altrettanto, ha proseguito. La sua paura è che qualcuno voglia rallentare i lavori della Commissione" per effetto di pressioni subite dall’esterno da parte di chi questa Commissione non la vuole.
Intervistato dal giornalista Fabio Camillacci e dall’antropologa culturale Tiziana Ciavardini, Orlandi si è detto poi dispiaciuto dell’indifferenza e la volontà di non andare avanti da parte dell’istituzione che dovrebbe interessarsi di più alla vicenda: il Vaticano.
Non per niente, ma Emanuela è cittadina vaticana, è ancora iscritta all’anagrafe vaticana come vivente, quindi da parte loro doveva arrivare la spinta più forte per pretendere la verità, nel corso di questi quarant’anni, ha dichiarato. Nonostante l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura vaticana – e lo storico colloquio avuto con il promotore di giustizia Alessandro Diddi – la sensazione del fratello di Emanuela è che il Vaticano remi contro la causa della verità, così come coloro che, in un certo modo, gli sono asserviti.
Persone che continuano a fare insinuazioni sulla famiglia Orlandi, che si permettono di dire delle cose a volte anche molto pesanti, spiega Pietro Orlandi, riferendosi, in particolare, a un giornalista che più volte, nel corso del suo lungo cammino alla ricerca della giustizia, si sarebbe scagliato contro di lui, accusandolo di farsi vedere pubblicamente solo per soldi.
Incalzato da un’ascoltatrice, che in un messaggio gli chiedeva un’opinione sulla posizione di Papa Francesco, Pietro Orlandi ha poi dichiarato: Sono convinto che lui le cose le sappia, quantomeno parte delle cose. Quando mi disse ‘Emanuela sta in cielo’, un modo per dire ‘Emanuela è morta', c’era un’inchiesta aperta. È un capo di Stato, se dice una cosa del genere vuol dire che sa qualcosa in più rispetto a noi.
In quel momento il muro si è alzato più di prima, fino a quando ha preso la decisione di aprire questa inchiesta – ha aggiunto –. Diddi mi ha detto che gli ha chiesto di indagare a 360 gradi, senza fare sconti a nessuno. Ora dovrebbe alzare un po’ la voce, visto che l’inchiesta da un anno non mi sembra che non faccia sconti a nessuno e che indaghi a 360 gradi. Secondo me sta indagando per trovare una verità di comodo, ma spero di sbagliarmi e di essere smentito da qualcuno.
È per le persone che nel tempo hanno mostrato a lui e alla sua famiglia di essere con loro che non si è mai arreso. Vorrei che la voce di Emanuela diventasse il simbolo di tutte le altre persone scomparse, di quelle famiglie che non hanno la forza di spingere, di fare qualcosa. Di tutte le persone che non hanno voce, ha dichiarato Orlandi a Radio Cusano Campus. Insieme a chi vorrà restare al suo fianco lui continuerà a farsi sentire, nonostante gli ostacoli che, non di rado, continuano a frapporsi tra lui e la verità.