Tasse non pagate: cosa si rischia? Sono molte le domande ricevute che sollevano il problema delle conseguenze per l’omessa regolarizzazione delle imposte o tasse. Chi evade le tasse si espone al pagamento di multe molto corpose, che aumentano in base all'entità dell'evasione e alla durata del mancato pagamento.
Nei casi estremi, l'autorità potrebbe confiscare i beni al fine di onorare i debiti fiscali. Insomma, tutti siamo chiamati a pagare tasse e imposte; nessuno si salva, tranne i pochi casi riferiti alle eccezioni. Vediamo insieme cosa rischiano coloro che non adempiono al pagamento delle tasse.
I contribuenti che tentano nascondere o ridurre il pagamento delle tasse con mezzi fraudolenti si macchiano di evasione fiscale. È importante sottolineare che si tratta di azioni illegali che producono gravi conseguenze sia dal punto di vista legale che finanziario.
L'evasione fiscale si verifica quando si cerca di evitare o ridurre il pagamento delle tasse attraverso mezzi illegali o fraudolenti. Questo comportamento è illegale e può portare a conseguenze legali, penali e finanziarie.
In sintesi, si distinguono due categorie di evasione fiscale in base all'intenzione e alla consapevolezza dell'azione promossa dall’individuo, sia esso un singolo soggetto o un'azienda: evasione dolosa ed evasione colposa.
La prima riguarda il tentativo di sottrarsi deliberatamente al pagamento delle tasse, evidenziando quindi una consapevole elusione fiscale. La seconda, l’evasione colposa, riguarda errori e negligenze nella dichiarazione dei redditi o nella regolarizzazione delle tasse.
L’omissione del pagamento delle tasse può portare a essere classificati come evasori fiscali. Nella maggior parte dei casi, ciò comporta un illecito tributario con l’aggravio di sanzioni e interessi. Tuttavia, nei casi gravi, l’illecito tributario può configurarsi come illecito amministrativo e penale.
In linea generale, gli enti creditori affidano il recupero dei crediti all’Agenzia delle Entrate – Riscossione.
L’omissione di pagamento porta ad accumulare un debito nei confronti dell’Erario, e di conseguenza, entra in azione l’ex Equitalia.
La prima comunicazione inviata al contribuente riguarda un avviso bonario, ovvero una comunicazione emessa dall’ente creditore con l’intimazione al pagamento delle somme dovute nei limiti di legge.
Se il contribuente non regolarizza bonariamente la propria posizione debitoria, interviene l’Agenzia delle Entrate – Riscossione con l’iscrizione a ruolo del debito. Tradotto in termini di costi, ciò comporta un aggravio delle sanzioni, interessi e aggio per oltre il 30%, rispetto alla sanzione del 10% applicata sull’avviso bonario.
È importante notare che la cartella esattoriale comporta un aggravio di spese a carico del contribuente. Nei casi gravi di omissione oltre i termini previsti dalla legge, la Riscossione per il recupero del credito intraprende azioni cautelari (fermi amministrativi e ipoteche) e azioni esecutive (pignoramenti).
È possibile regolarizzare la propria posizione debitoria tramite il ravvedimento operoso, a condizione che non siano stati notificati altri accertamenti.
Conformemente alle spiegazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate per gli errori, le omissioni e i versamenti carenti possono essere regolarizzati provvedendo spontaneamente alla rimozione formale della violazione commessa (ove necessario, come ad esempio per le violazioni di natura dichiarativa) e al pagamento:
D’altra parte, non sempre è possibile attendere la Rottamazione delle cartelle esattoriali per evitare di pagare interessi, sanzioni e aggio.
Nel corso degli anni, l’adesione alla definizione agevolata è stata arricchita di restrizioni poco favorevoli per i contribuenti.
Pertanto, si consiglia di consultare un professionista esperto nel ramo tributario per pianificare una strategia in linea con le proprie esigenze.