17 Jan, 2024 - 14:32

Fine vita, il Veneto dice no alla legge. Baldin (M5S): "Sei mesi fa 32 consiglieri votarono sì a mia mozione sul tema. Dove sono finiti questi voti?"

Fine vita, il Veneto dice no alla legge. Baldin (M5S): "Sei mesi fa 32 consiglieri votarono sì a mia mozione sul tema. Dove sono finiti questi voti?"

Non si placa il dibattito dopo il no della regione Veneto alla proposta di legge sul fine vita, la cui approvazione avrebbe permesso di omologare le modalità di accesso per l'assistenza al suicidio medicalmente assistito nel territorio regionale.

La proposta respinta ieri dal Consiglio regionale veneto, infatti, ha spaccato il gruppo consiliare del Partito democratico ma soprattutto quello della Lega del governatore Luca Zaia, schieratosi in prima linea per l'approvazione del testo nonostante la diversa linea di Matteo Salvini e della segreteria del partito.

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Il no del Veneto alla proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita promossa dall'associazione Luca Coscioni fa tramontare, di fatto, la possibilità di colmare almeno in questa regione quel vuoto legislativo che caratterizza la normativa sull'accesso all'eutanasia, già possibile a determinate condizioni grazie a una sentenza della Corte costituzionale del 2019 sul caso Cappato\Antoniani.

L'eventualità che il tema possa essere ridiscusso a Palazzo Balbi, d'altronde, è davvero improbabile, come spiega in questa intervista esclusiva per TAG24 Erika Baldin, Consigliera regionale del Veneto per il Movimento 5 Stelle, la quale punta il dito sull'assurdità del voto contrario di ieri, dato che il consiglio regionale aveva già approvato una mozione favorevole al tema mesi fa.

Consigliera Baldin, come commenta il voto che ieri, in Regione Veneto, ha respinto la legge per il fine vita?

«Rispetto al voto di ieri c’è sicuramente tanta tristezza. Il Veneto sarebbe potuto essere la prima regione di Italia ad approvare una legge che regolasse i tempi e le procedure per l’aiuto medico alla morte di volontaria.

La proposta di ieri non era nulla di impossibile, dato che l’accesso al fine vita è già previsto da una sentenza della Corte costituzionale, la 242/2019; si sarebbe trattato, pertanto, di garantire semplicemente procedure e tempistiche uguali per tutte le Ulss.

Quello che possiamo rilevare, tuttavia, è come nel maggio scorso il Consiglio regionale avesse già votato a larga maggioranza una mozione a mia prima firma, i cui contenuti erano sostanzialmente in linea la proposta di legge di iniziativa popolare respinta ieri. Dove sono andati a finire tutti quei voti favorevoli? Perché sono diventati voti contrari o voti di astensione?

Ecco il dato politico eclatante che emerge dal voto di ieri».

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Alla luce di questa sua considerazione, crede che ieri abbia influito più l'ipocrisia, come suggerito dal presidente Zaia, o delle valutazioni di tipo politico?

«Credo ieri siano entrate in campo questioni strettamente personali ed elettoralistiche: non saprei dirne la natura, ma mi pare evidente che un cambio di rotta così netto sia giustificabile solo nelle motivazioni di natura personale».

La progetto di legge torna ora in Commissione sanità. Crede ci sarà la possibilità di riaffrontare il tema?

«Se i numeri sono questi la vedo difficile. Ieri il testo è stato bocciato per un solo voto: sarebbe bastato che qualcuno uscisse dall'ala o votasse a favore. Non essendoci i numeri, credo il passaggio in commissione sarà inutile.

Noi, chiaramente, continueremo a batterci chiedendo un'altra discussione, ma non ci illudiamo circa le volontà della maggioranza. Dobbiamo aspettare che il Parlamento legiferi: noi, come Movimento 5 Stelle faremo la nostra parte».

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Federica Palladini
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