Sono iniziati alle 10 di questa mattina a Sant'Angelo Lodigiano i funerali di Giovanna Pedretti, la ristoratrice trovata morta nel fiume Lambro dopo essere finita al centro delle polemiche per aver pubblicato sui social la recensione fatta alla sua pizzeria da un cliente forse inesistente. Nelle scorse ore la famiglia aveva chiesto a chiunque avrebbe partecipato, anche da lontano, all'ultimo saluto, di "non inviare fiori", bensì di devolvere l’equivalente in offerte" ad associazioni che si occupano del supporto dei disabili e dei loro familiari.
La donna, di 59 anni, era stata trovata morta sulle rive del fiume Lambro, a poca distanza da Sant'Angelo Lodigiano, dove viveva e lavorava come titolare della pizzeria "Le Vignole", domenica scorsa. Secondo l'autopsia, sarebbe deceduta per annegamento dopo aver provato a tagliarsi le vene dei polsi con una lametta non affilata, che le avrebbe procurato solo ferite superficiali.
L'ipotesi, infatti, è che si sia tolta la vita, come fece il fratello Stefano oltre dieci anni fa nel suo autolavaggio. Il marito ne aveva denunciato la scomparsa dopo essersi svegliato e aver notato la sua assenza in casa. Analizzando i filmati delle telecamere di videosorveglianza installate nei pressi della loro abitazione, gli inquirenti erano riusciti a risalire all'orario del suo allontanamento, attorno alle 4 del mattino.
Poco dopo la sua auto, una Fiat Panda di colore beige, era stata rintracciata, così come il suo corpo. "Stampa e tv rispettate la famiglia e non fatevi vedere più", recita ora uno striscione affisso fuori dalla Basilica in cui si stanno tenendo i suoi funerali.
Le indagini riguardanti la morte di Giovanna Pedretti seguono, al momento, due filoni. Dopo aver escluso la pista dell'omicidio, gli inquirenti si starebbero concentrando sugli ultimi attimi di vita della donna, finita al centro delle polemiche per aver pubblicato sui social la recensione fatta alla sua pizzeria da un cliente, da molti considerata "fake".
L'obiettivo è capire se - come ritengono alcuni - l'avesse scritta lei, fingendo di essere stata presa di mira da un presunto avventore del locale contrario a gay e disabili per farsi pubblicità oppure se davvero qualcuno l'avesse lasciata su TripAdvisor dopo aver mangiato nel ristorante.
La donna ha sempre sostenuto che fosse vera. Anche perché, come hanno riferito in molti, il suo locale andava bene. Dopo averla pubblicata si era però attirata l'ira di diversi haters e, secondo il marito, ne "era ossessionata", tanto che lui e la figlia continuavano a ripeterle "di stare tranquilla, di non preoccuparsi, che sarebbe finita presto".
Chi la conosceva ha parlato della 59enne come di una persona "buona" e "altruista", che mai avrebbe speculato sui temi della recensione, per i quali da anni si impegnava in prima linea. Da tempo aveva avviato l'iniziativa della "pizza sospesa", che consentiva ai suoi clienti di offrire una pizza ai ragazzi disabili assistiti dall'associazione "Il Maggiolino" e alle loro famiglie.
Ci si chiede se la spirale d'odio social in cui fosse finita non abbia influito nella sua decisione. "È come se si fosse sentita tradita", aveva detto una sua amica ai giornalisti, accusando della vicenda gli "sputasentenze". Parole che in molti, in questi giorni, hanno ripetuto, riflettendo sul potere dell'online e sulla necessità di controllarsi quando, nascondendosi dietro a un monitor o allo schermo di un telefono, ci si sente legittimati a sparlare e puntare il dito pur non conoscendo le persone di volta in volta prese di mira.