Una causa di divorzio in Italia è possibile con un unico atto consensuale, così da evitare costi e tempi di due diversi giudizi. La possibilità è stata introdotta con la sentenza n. 28727 pubblicata il 16 ottobre 2023, stabilita dalla Suprema Corte di Cassazione. Questa, in un Paese per certi versi molto restio a qualsiasi cambiamento tocchi l’istituzione della famiglia è, a ragion veduta, ritenuta una vera svolta ed è stata definita, da molti, una riforma il divorzio facile.
In realtà però già la Riforma Cartabia, orientata all’obiettivo del risparmio delle energie processuali (economiche e sociale) e della accelerazione dei tempi dei giudizio, entrata in vigore l’1° marzo 2023, aveva previsto la possibilità di chiedere con un unico atto sia la separazione che il divorzio. Vediamo quindi in pratica cosa accade. I due coniugi depositano un ricorso unitario e, a seguito di tale deposito, viene fissata l’udienza di separazione e quindi, automaticamente, quella di divorzio.
In entrambi i casi il Tribunale si limita a recepire gli accordi tra i coniugi controllandone unicamente la regolarità formale e che non siano in contrasto con l’interesse dei figli minori.
Siamo ancora ovviamente molto lontani dall’idea che in Italia si possa arrivare, come accade in larga parte del mondo occidentale, direttamente al divorzio senza passare per la separazione.
Questa resta infatti un passaggio ritenuto necessario e, anche in caso di accordo, tra separazione e divorzio deve intercorrere il termine di legge di 6 mesi (esteso a 12 mesi per chi va in contenzioso).
In altre parole, prima era necessario fare due cause distinte: presentare due volte i documenti necessari alla separazione, rivolgersi due volte a un avvocato, pagare due diverse parcelle, due contributi unificati, e recarsi due volte davanti a giudici. Ora invece si può procedere con un unico atto in cui si raccolgono già tutti gli elementi necessari a separazione e divorzio.
Altra ipotesi possibile e’ quella della separazione consensuale davanti all’Ufficiale di Stato civile (laddove non ci siano figli minori, maggiorenni incapaci o portatori di handicap gravi) e, con 16 euro e due firme, in 6 mesi liberi tutti. Una scelta di civiltà.
Di Lorenza Morello, Presidente associazione Avvocati per la Mediazione