Dalle principali opinioni che si leggono pare che la sfida dell'Intelligenza Artificiale appassioni soprattutto gli uomini di chiesa. Anche la nomina di padre Paolo Benanti a presidente della commissione governativa Algoritmi ha fatto pensare questo ed è ora interessante confrontare le riflessioni degli ecclesiastici con esponenti del mondo laico e trovare eventuali punti di convergenza.
Massimo Carpinelli, fisico, ordinario all'università Bicocca di Milano, ex rettore dell'ateneo di Sassari e direttore del centro che a Pisa studia le onde gravitazionali ritiene che "sarebbe un errore proibire l'uso e lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale, come qualche estremista chiede, trovando talvolta il favore di certi politici sempre in cerca di facile consenso. L'unico modo per evitare i pericoli dell'AI è educare allo spirito critico e all'uso della propria intelligenza, ridare importanza ai rapporti diretti tra esseri umani, riappropriarsi della dimensione fisica, non cedere alla tentazione di vivere in un mondo tutto digitale e riscoprire il valore di gesti semplici come una stretta di mano o un abbraccio fraterno".
Il pensiero di Carpinelli non è poi lontano da quello di padre Benanti che su Avvenire ha scritto: "La complessità del presente, l'essere in un contesto ipertecnologizzato, il fatto che il digitale e le intelligenze artificiali stiano cambiando il nostro rapporto con la parola, narrata o scritta, il fenomeno delle fake news e tutta la complessità della galassia digitale, ci impongono di percorrere una via che si faccia carico del linguaggio e della tecnologia come peculiari fenomeni dell'umano".
Aggiunge che "per fronteggiare le domande che ci pone la macchina dobbiamo guardare alla comprensione profonda della natura umana e delle relazioni interpersonali". Ricordiamoci sempre che la macchina non piange e non sorride, risolve i problemi ma non pone domande.
Stefano Bisi