Ancora fibrillazioni all'interno della maggioranza sulla questione del terzo mandato, in vista delle Elezioni regionali, con Antonio Tajani che ribadisce il suo secco 'No', incontrando la replica di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera.
Sul terzo mandato alle Elezioni regionali si consuma un nuovo, ennesimo contrasto all'interno della maggioranza, ormai sempre più simile a una polveriera.
In particolare, sono Forza Italia e la Lega ad animare lo scontro, con quest'ultima favorevole al rinnovo delle candidature per i propri governatori uscenti, anche giunti al termine del secondo mandato.
Posizione su cui gli Azzurri hanno già espresso più volte la propria contrarietà. Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, aveva sostenuto che non fosse un'esigenza, non essendo presente nel programma di governo, mentre Antonio Tajani aveva manifestato il suo parere negativo sostenendo la sana necessità di un ricambio nella leadership regionale.
Opinione che esprime nuovamente durante una conferenza stampa organizzata per comunicare l'ingresso di nuovi rappresentanti istituzionali in Forza Italia, seguita dall'inviato di Tag24 Michele Lilla.
Il segretario di Forza Italia spiega, quindi, le ragioni della sua opposizione al prolungamento del mandato.
Uscendo dalla conferenza, nella quale ha spiegato come l'obiettivo di Forza Italia sia un rafforzamento elettorale che punta a raggiungere il 10% alle prossime Elezioni europee e il 20% alle politiche nazionali, Tajani ha ribadito che il candidato per la regione Basilicata resta il presidente uscente Vito Bardi.
La posizione della Lega sul tema l'aveva espressa pochi minuti prima il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, accusando i colleghi di maggioranza e prendendosela direttamente con il partito di Giorgia Meloni.
Intervistato a 'Start', su SkyTg24, Molinari ribadisce la posizione della Lega in favore del terzo mandato, sulla scorta del successo leghista, da lui rivendicato, per la norma che elimina il vincolo dei due mandati per i sindaci dei comuni sotto i 5mila abitanti e lo estende a 3 in quelli fino a 15mila.
Una posizione che il Carroccio aveva manifestato con la presentazione in Commissione Affari costituzionali del Senato di un emendamento al decreto elettorale nel quale si chiedeva esplicitamente di alzare a tre il limite dei mandati, sia per i presidenti di regione, sia per i sindaci di tutti i comuni, a prescindere dal numero di abitanti.
A questa mossa e alle parole del capogruppo leghista, replica brevemente il deputato di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli:
Lo scontro, dunque, coinvolge tutti e tre i principali partiti di maggioranza, e la conferma arriva nel pomeriggio, quando Michele Lilla intercetta Andrea Crippa, vicesegretario federale della Lega.
Crippa spiega nuovamente le ragioni dietro all'emendamento leghista e, più in generale, all'insistente battaglia sul terzo mandato.
Il vicesegretario federale sostiene di non aver sentito alcuna motivazioni da parte di chi, invece, si oppone all'eliminazione del tetto dei due mandati.
Tuttavia, quando un cronista gli fa notare come la ragione possa essere di natura elettorale, con Fratelli d'Italia deciso a capitalizzare il consenso guadagnato alle ultime politiche, puntando alla poltrona di presidente del Veneto, Crippa lancia un messaggio inequivocabile ai colleghi di maggioranza.
Crippa ammette che una possibile 'sponda' potrebbe venire da una parte del Partito democratico che punta a confermare alcuni suoi amministratori locali. Ma ribadisce ancora una volta la fedeltà della Lega alla coalizione, da sempre messa "al primo posto, perché il centrodestra per noi è un valore".
E vale di più o di meno della presidenza del Veneto? La risposta la avremo nel 2025, anno delle elezioni.