Un addio che nessun amante della musica, della cultura pop - e non solo - e del buon giornalismo, merce ormai sempre più rara, avrebbe voluto pronunciare, quello a Ernesto Assante, il cui funerale si svolge oggi, all'Auditorium Parco della Musica intitolato a Ennio Morricone.
Una folla di persone si raduna per l'ultimo saluto al giornalista. Tante personalità, certo, che devono molto alla passione e la competenza con cui Assante le raccontava, ma anche tantissima gente comune, di tutte le età, conquistata dal suo modo trascinante di raccontare gesta di miti apparentemente irraggiungibili.
Assante è stato strappato lo scorso 26 febbraio all'affetto della sua famiglia e all'ammirazione di chi ne seguiva avidamente il prezioso contributo alla vita culturale del Paese, a seguito di un ictus. Aveva da poco compiuto 66 anni (il 12 febbraio) ed era tornato da pochi giorni da Sanremo, dove aveva seguito il Festival della canzone italiana.
La camera ardente è stata allestita al Policlinico Umberto I, dalle 9 alle 11, mentre il funerale si svolge al Teatro Studio dell'Auditorium di Roma alle ore 12.
Il feretro arriva puntuale all'Auditorium intitolato al maestro Ennio Morricone, passando per un'entrata sul retro.
La famiglia ha chiesto il massimo riserbo per questa cerimonia laica, e così anche gli artisti che arrivano gradualmente al Teatro Studio.
Niccolò Fabi ed Elena Sofia Ricci sono tra i primi ad arrivare, seguiti dopo poco da Max Gazzè, Andrea Delogu, Ema Stokholma e Carl Brave. Tutti in silenzio, senza fermarsi davanti a telecamere e microfoni dei cronisti presenti, tra i quali l'inviato di TAG24 Lorenzo Brancati.
All'esterno dell'Auditorium, si fermano per scambiare due parole e condividere qualche aneddoto Piero Pelù, storico frontman dei Litfiba, e Federico Zampaglione dei Tiromancino.
Entrambi sottolineano quanto siano "sconvolti per una perdita tremenda e inaspettata, terribile per la famiglia ma anche per tutta la famiglia della musica italiana".
Zampaglione ricorda lo sguardo sempre attento e curioso di Assante su tutto ciò che riguardava il mondo musicale italiano, dalle grandi star agli emergenti, con i quali ebbe sempre un rapporto speciale.
Difficile, però, scegliere un aneddoto. "Sono infiniti", dicono i due, prima di avviarsi verso il Teatro Studio.
Fa fatica a trovare le parole Noemi e si scusa con i cronisti per questo suo imbarazzo che, però, non le impedisce di citare i "tanti ricordi, tante energie, tante risate, tanta musica", condivisi con il critico musicale, descritto quasi come un'eccezione nel panorama della critica musicale contemporanea.
Dopo aver ricordato la "grandissima festa" delle 'Lezioni di Rock' - appuntamento straordinario che Assante conduceva con Gino Castaldo, amico fraterno e compagno di un'intera vita professionale - la cantante ricorda come il giornalista fu "uno dei primi ad accorgersi della mia voce e a darmi fiducia", per poi definirlo, con un sorriso, "una persona figa. Era molto figo".
All'interno del Teatro Studio, davanti al feretro sul quale troneggia un'immagine sorridente di Assante - difficile trovarne di diverse, probabilmente - inizia una serie di interventi e tributi in sua memoria, accompagnati da un imprescindibile commento musicale di sottofondo, con la struggente e bellissima "God only knows" dei Beach Boys a riecheggiare nella sala.
Parla la moglie Eleonora, con l'accompagnamento musicale di "Blackbird" dei Beatles, e ringrazia i presenti all'Auditorium - "un po' la seconda casa di Ernesto" - per questo momento che definisce "di felicità, anche se non so se usare o se userò ancora questa parola".
E poi, dopo averne ricordato la forza, il suo pensiero bellissimo per il marito scomparso:
Quello di Gino Castaldo è, probabilmente, l'intervento più atteso. Con lui, Assante formava una 'coppia di fatto' meravigliosa, amata dagli appassionati di musica e da tutti coloro che, più in generale, hanno a cuore la cultura in questo Paese, ansiosi di farsi 'contagiare' dalla passione che caratterizzava i loro racconti.
Castaldo parla di "una cosa inverosimile, che non so accettare", riferendosi alla morte dell'amico fraterno, prima di raccontare l'aneddoto che Assante amava tanto, sul loro incontro "nelle stanze di Repubblica, in Piazza Indipendenza".
Un rapporto che avrebbe dovuto essere segnato dalla rivalità per due critici musicali come loro, con gli stessi gusti e la stessa formazione, e che, invece, divenne un'amicizia - "anzi una fratellanza", precisa - fortissima.
E il motivo di questo "miracolo", come lo definisce Castaldo, fu proprio la musica di quegli anni.
Castaldo ricorda la decisione di iniziare le 'Lezioni di Rock', per raccontare quella loro passione guardando in faccia le persone e cercando di trasmetterla.
E poi i litigi, "perché Ernesto è un casinaro, perché avevamo spesso idee diverse". Litigi furiosi ma, appunto, da fratelli, "che magari si ammazzano ma non mettono mai in discussione il loro rapporto".
Come quella volta della 'Lezione di Musica' su John Lennon, l'apice di quegli appuntamenti, dedicato all'uomo che, probabilmente, rappresenta ancora oggi l'icona per eccellenza della musica mondiale. Una serata da tutto esaurito alla quale Assante si presentò con due ore di ritardo perché... l'aereo aveva bucato!
A prendere la parola, infine, è Walter Veltroni.
Come per Castaldo, un senso di incredulità attraversa il suo intervento quando parla della morte dell'amico:
Veltroni ripercorre l'avventura professionale di Assante a 'Repubblica', dove il giornalista trovò lo spazio per esprimere le molte passioni che caratterizzavano lui e la sua generazione. E di farlo attraverso il racconto, "meravigliosa virtù" di Ernesto Assante.
Alla fine, Veltroni sottolinea la "magnifica leggerezza" dell'amico e collega scomparso, "che passava sulle cose raccontandole, guardandole e vivendole con una grande passione, e passione e leggerezza sono sorelle".
Proprio quella leggerezza che, secondo Veltroni, renderà - forse paradossalmente, forse no - più indelebile l'impronta lasciata da Assante nel suo passaggio sulla Terra.