È stato giudicato incapace di intendere e di volere e sarà quindi scarcerato e trasferito in una Rems, evitando il processo: Sacha Chang, di 21 anni, era stato arrestato nell'estate 2023 per aver ucciso il padre Haring Chain-Fa Chang e l'amico Lambertus Ter Horst a Montaldo Mondovì, nel Cuneese.
Il provvedimento di scarcerazione è arrivato sulla base dell'esito della perizia psichiatrica a cui il 21enne di origini olandesi è stato sottoposto per volere del Tribunale, che ha stabilito la sua totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti, giudicandolo non imputabile in un processo.
D'altro canto, essendo ancora "socialmente pericoloso", il giovane non potrà tornare in libertà: dal carcere Le Vallette di Torino sarà trasferito in una Rems, una Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, ovvero una struttura sanitaria per autori di reati affetti da disturbi psichici.
ha dichiarato ai microfoni dell'Adnkronos il suo legale, l'avvocato Luca Borsarelli, secondo cui il percorso medio in una Rems durerebbe circa un anno e sarebbe poi seguito dal trasferimento "in strutture più curative e meno detentive".
I fatti dei quali Chang era accusato risalgono al 16 agosto 2023. Il ragazzo era ospite insieme al padre 65enne Haring Chain-Fa Chang dell'amico di famiglia 60enne Lambertus Ter Horst nella sua abitazione di Montaldo Mondovì, nel Cuneese, quando, per motivi ignoti, accoltellò entrambi, fuggendo nei boschi della Val Corsaglia.
Fu rintracciato e fermato solo dopo diversi giorni di ricerche: quando i carabinieri arrivarono a lui, stava riposando seminudo su una panchina situata nei pressi di una cappella intitolata a San Bernardo, nel Monregalese, e si consegnò senza opporre resistenza.
Le successive indagini accertarono che era seguito in un centro di Amsterdam per alcuni disturbi di natura psichiatrica. A metterlo in luce per prima era stata la madre che, arrivata dall'Olanda per assisterlo e per riportare in patria la salma del marito, subito dopo i fatti aveva parlato di lui come di un ragazzo particolarmente problematico.
Per la legge italiana è imputabile solo chi, nel momento in cui ha commesso un fatto, era capace di intendere e di volere. Nei casi di totale incapacità, come quello di Chang, il processo non si tiene. In caso di vizio parziale, invece, l'autore di un reato è imputabile, ma, in caso di condanna, va incontro ad uno sconto di pena, come è successo ad Alberto Scagni, il 42enne finito a processo per aver ucciso a coltellate la sorella Alice a Quarto, Genova, il primo maggio 2022.
L'uomo era accusato di omicidio volontario pluriaggravato e rischiava, quindi, l'ergastolo: sulla base della perizia psichiatrica, che lo ha giudicato "seminfermo di mente", è stato condannato, alla fine, a 24 anni e 6 mesi di carcere, evitando il massimo della pena. È ciò che potrebbe accadere anche a Michael Alessandrini, attualmente imputato per l'omicidio dell'amico Pierpaolo Panzieri a Pesaro.
Anche lui, come Scagni, è stato infatti giudicato "seminfermo di mente". I familiari della vittima si aspettano che venga condannato all'ergastolo: secondo loro starebbe solo seguendo una strategia difensiva. Come quando, nel corso dell'ultima udienza, il 19 febbraio scorso, ha preso la parola in aula, dichiarando di aver ucciso il 27enne "perché era innomarato di lui", sperando di far cadere alcune delle aggravanti che l'accusa gli contesta.