Irlanda alle urne domani per un doppio referendum sulla definizione di famiglia e sul ruolo della donna. La costituzione del 1937 sancisce che le madri non devono trascurare la cura della casa e aiutare "i famigliari che lavorano". Definizioni vetuste che domani potrebbero cambiare radicalmente.
Un primo referendum sul ruolo delle donne ed un secondo sulla definizione di famiglia. L'Irlanda va alle urne per un aggiornamento della carta costituzionale datata 1937 e che potrebbe costituire una svolta nella storia del Paese. Una scelta non casuale quella dell'8 marzo, la Festa della Donna, per lasciarsi alle spalle il ruolo attribuito dalla Costituzione sul ruolo delle donne in casa.
Anche la definizione di famiglia potrebbe cambiare aprendo alla concessione dello status anche a famiglie fuori dal matrimonio, omosessuali o monoparentali. La carta del 1937 garantisce molte tutele ma lega il concetto di famiglia al matrimonio. Con l'Emendamento Famiglia si arriva a ampliare la definizione rimasta ancorata al passato.
Lo spoglio inizierà alle 10 di sabato 9 marzo e il risultato sarà atteso poche ore dopo.
Il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha affermato che circa 1 milione di persone vivono in famiglie non basate sul matrimonio, come quelle von genitori non sposati ma conviventi o monogenitoriali. Varadkar ha aggiunto che si tratta di una modifica necessaria alla Costituzione perché impone allo Stato l'obbligo di sforzarsi di sostenere l'assistenza familiare a tutti i cittadini irlandesi.
Non mancano i più critici al referendum. Secondo i conservatori il cambiamento di termini potrebbe portare problemi di natura legale e riempire i tribunali con nuovi casi su eredità, fisco e immigrazione. Tra le fila dei più critici c'è il senatore Michael McDowell, avvocato e docente di diritto che ha ricoperto i ruoli di vice primo ministro, ministro della giustizia e procuratore generale.
Timori anche per quanto riguardo il cambio di definizione del ruolo di donna. Molti sostenitori del 'No' ritengono che la costituzione non contenga al suo interno un linguaggio antiquato e temono che Dublino dovrà rivedere le politiche sociali nei confronti delle famiglie con ripercussioni sulla pressione fiscale.