Una somma di 50 euro per votare il nome indicato alle elezioni. È quanto hanno rivelato due testimoni sentiti nell'ambito dell'inchiesta che sta travolgendo la politica di Bari, mettendo in crisi il sistema dei partiti che hanno governato il comune.
Una vera e propria compravendita, con soldi in cambio di voti e preferenze elettorali.
Dopo gli arresti, che hanno provocato un vero e proprio terremoto politico, sfociando in una spaccatura tra Pd e Movimento 5 Stelle, emergono adesso nuovi dettagli sul sistema su cui sembrerebbe essersi edificato un certo apparato di potere politico in Puglia e, in particolare, nel comune di Bari.
Sono emerse, infatti, le testimonianze di due persone che hanno rivelato la dinamica dietro la raccolta di voti per la quale è indagata ormai ex assessora regionale del Pd Anita Maurodinoia.
Oltre al contenuto della testimonianza, a colpire è anche il fatto che essa è datata 4 ottobre 2020, a certificare modalità in atto da diversi anni e praticamente consolidato.
I due testimoni - un padre e sua figlia - hanno detto agli inquirenti di esser stati contattati una settimana prima del voto da una donna - della quale consegnano il contatto telefonico - che gli aveva chiesto di passare dal comitato elettorale. Qui gli vennero date le istruzioni sul voto per le imminenti Elezioni regionali, con l'indicazione di votare per la Maurodinoia. Il compenso? 50 euro a testa, che i due avrebbero ritirato una volta convocati nuovamente dopo la data del voto.
I due testimoni hanno confermato anche l'avvenuto pagamento, spiegando che anche altre persone lo avrebbero ricevuto, con modalità del tutto simili alle loro.