L'ennesimo attentato che sconvolge il Pakistan e rende più difficili i rapporti fra il governo centrale e la regione del Belucistan. Ieri 12 aprile 6 uomini armati hanno aperto il fuoco contro un autobus che trasportava lavoratori, uccidendo 11 persone.
Alcuni testimoni hanno raccontato che gli aggressori hanno minacciato e poi ucciso soltanto quelle persone di etnie punjabi. Le autorità pakistane sono convinte della matrice terroristica dell'attacco: "Sono stati i separatisti beluci".
I primi dettagli forniti dalla polizia pakistana parlano di un attacco avvenuto nel sud-ovest del Pakistan. 6 uomini armati hanno bloccato un autobus che trasportava lavoratori intorno alle 20 (ore locali) di ieri 12 aprile, vicino alla città di Naushki, nella provincia del Belucistan.
Saliti sul veicolo, gli aggressori hanno controllato tutte le carte d'identità dei presenti: coloro che non erano di etnia punjabi o accompagnavano la propria famiglia sono stati risparmiati, mentre le persone di etnia punjabi sono state portate via con la forza.
Un testimone a tal proposito ha affermato:
Ad attendere quelle persone un'esecuzione non molto lontano dall'autobus bloccato, a due chilometri dall'autostrada. La polizia ha parlato di colpi di arma da fuoco sparati a bruciapelo. Gli stessi aggressori hanno poi sparato contro l'auto di un parlamentare provinciale, che però non era nel veicolo: sono morte due persone, quando l'auto è finita in un fosso.
Parlando ai media, Habibullah Musakhail, alto funzionario dell'amministrazione del distretto di Naushki, ha detto:
Lo stesso Musakhail ha aggiunto che l'attentato ha tutti i connotati di ciò che in passato hanno compiuto i separatisti beluci. In passato il Pakistan è stato funestato da altri attentati, come capitò poco prima delle elezioni politiche in alcuni seggi.
Un ufficiale di polizia di Naushki ha detto che gli uomini armati hanno utilizzato il modus operandi dei separatisti beluci e che è stata avviata un’indagine per confermare chi c’era dietro gli attacchi.
In passato i militanti beluci hanno preso di mira i Punjabi e i Sindhi provenienti da altre parti del Pakistan, così quelle aziende energetiche straniere (anche cinesi) che ritengono stiano sfruttando la regione senza condividerne le ricchezze.