Anche Meta è finita nel mirino della Russia. Chiesti 7 anni per il portavoce della nota piattaforma, Andy Stone, accusato da un pubblico ministero di apologia di terrorismo. Il pm, infatti, ha chiesto a un tribunale russo di condannare Stone in contumacia.
La multimiliardaria azienda fondata da Mark Zuckerberg è finita nel fascicolo presentato da un pubblico ministero russo, Boris Loktionov, che chiede l'incarcerazione e una condanna a 7 anni per il portavoce della Meta Corporation, Andy Stone.
Secondo quanto chiesto al Tribunale, il dipendente della nota piattaforma sarebbe colpevole di "apologia di terrorismo" e, per questo, da rinchiudere in un carcere di massima sicurezza. La Russia ha definito Stone un "estremista" e lo ha bandito dal Paese.
Come dichiarato da Loktionov:
Attualmente del caso Stone si starebbe occupando un tribunale militare russo, che sta vagliando le prove fornite dal pubblico ministero. Infatti, pare che nel marzo del 2022, il portavoce di Meta abbia pubblicato su X (ex Twitter) dei post in cui "giustificava azioni aggressive, ostili e violente contro i membri in servizio delle forze armate russe che partecipavano all'operazione militare speciale".
Queste le motivazioni che hanno portato Loktionov ad affermare che:
Tuttavia, l'ufficio stampa di Zuckerberg ha comunicato la sospensione ufficiale del divieto di incitamento alla violenza. Nella nota diffusa si leggeva che: "Meta sospende il divieto di incitare alla violenza contro le truppe russe sulle sue piattaforme come forma di auto-espressione politica".
Alla fine di marzo 2022, il Tribunale del distretto di Tverskoi di Mosca ha accettato la mozione della Procura Generale che chiedeva il divieto di distribuzione di tutti i prodotti di Meta, fra i quali le piattaforme social.
Oggi, invece, il governo di Putin ha inserito Andy Stone nella lista dei ricercati internazionali e ha emesso un'ordinanza di arresto in contumacia.