Andranno a giudizio immediato, saltando la fase dell'udienza preliminare, i quattro giovani accusati dell'omicidio del 14enne Alexandru Ivan, consumatosi nella notte fra il 12 e il 13 gennaio di quest'anno nel parcheggio della fermata della metro C Pantano di Monte Compatri, a Roma. Si tratta di Corum Petrow, dei fratelli Dino Petrow e Ringo Gurgevic e di Massimo Komarov, detto "Janko".
Stando a quanto reso noto dalla Procura di Velletri, che si è occupata delle indagini relative al caso di omicidio, il processo a carico dei quattro si aprirà il prossimo 4 ottobre presso la Corte d'Assise di Frosinone.
Si salterà la fase dell'udienza preliminare: l'accusa ha chiesto e ottenuto, infatti, il giudizio immediato, un rito alternativo che - senza prevedere sconti di pena per gli imputati - consente di accelerare i tempi del dibattimento in caso di gravi indizi.
Lo sono quelli a carico di Corum Petrow, dei fratelli Dino Petrow e Ringo Gurgevic e di Massimo Komarov che, secondo quanto ricostruito finora, si sarebbero macchiati del delitto di Monte Compatri. I fatti risalgono alla notte fra il 12 e il 13 gennaio di quest'anno.
Alexandru Ivan, di 14 anni, era morto dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola al torace. Il vero bersaglio era il patrigno Tiberiu Maciuca, con cui gli indagati avevano avuto una discussione in un bar della Borghesiana: quella sera si erano dati appuntamento nel parcheggio della fermata della metro C Pantano per un chiarimento.
Maciuca aveva portato con sé l'adolescente e altri familiari, tra cui il nonno del ragazzo: quando erano arrivati sul posto, per motivi mai chiariti, il giovane era improvvisamente uscito dall'auto, attirando su di sé il proiettile che in poco tempo l'aveva ucciso.
Solo uno dei quattro indagati avrebbe sparato. Tutti dovranno rispondere, comunque, dell'accusa di omicidio volontario in concorso: la Procura sostiene che si trovassero a bordo della stessa auto, quella dalla quale sarebbe partito il colpo rivelatosi fatale per il 14enne.
Una versione respinta dal primo fermato, Corum Petrow, che insieme a due avvocati il giorno dopo i fatti si presentò spontaneamente in caserma. Agli inquirenti il ragazzo ha raccontato di essere stato lui a fissare l'incontro con il patrigno della vittima ma di non aver sparato: sostiene che quella sera nel parcheggio ci fossero più auto e che gli spari siano partiti da un'altra vettura, non dalla sua.
A pochi giorni di distanza fu fermato il cugino Dino Petrow, che si era rifugiato a casa di una zia in Veneto; poi è stata la volta del fratello Ringo Gurgevic, incastrato dai tabulati telefonici degli altri, e di Massimo Komarov, detto "Janko", l'ultimo a finire in manette.
La notizia della morte di Alexandru Ivan aveva gettato la comunità locale nello sconforto. Gli amici e i parenti del ragazzo si erano detto sconvolti, increduli: non si aspettavano che il 14enne potesse mai fare una fine del genere, essendo un tipo "tranquillo".
Quella sera aveva partecipato insieme ai parenti ad una festa organizzata per il compleanno della madre; lei era rincasata; il ragazzo, contrariamente a quanto faceva di solito, aveva deciso di accompagnare il patrigno, il nonno e due donne della famiglia all'incontro che Maciuca aveva organizzato con gli uomini con cui, nel pomeriggio, era arrivato alle mani al culmine di una rissa. Incontro che si era rivelato essere una vera e propria trappola mortale.