Tre anni esatti sono passati dall'omicidio di Saman Abbas, uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 dai suoi genitori con la complicità dello zio. E proprio oggi, quasi un ultimo omaggio alla vittima innocente di una simile violenza, sono state rese le motivazioni della sentenza che, lo scorso 19 dicembre, ha condannato all'ergastolo i genitori di Saman. E in esse emerge come non fu il rifiuto a un matrimonio combinato a segnare la condanna a morte della ragazza.
Non tanto il rifiuto delle imposizioni familiari, quanto l'esplicito e sfrontato desiderio di indipendenza.
Sarebbe stata questa la ragione della morte di Saman Abbas, 18enne di origini pakistane uccisa nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 a Novellara. Omicidio per cui sono stati condannati in primo grado all'ergastolo i genitori della ragazza Shabbar Abbas e Nazia Shaheen (latitante in Pakistan) e a 14 anni di reclusione suo zio Danish Hasnain.
Nelle oltre 600 pagine delle motivazioni della sentenza, i giudici hanno messo chiaramente in evidenza come il movente non sia riconducibile al matrimonio combinato rifiutato dalla giovane quanto, piuttosto, alla relazione che ancora intratteneva con il suo fidanzato e al desiderio di fuga con lui. Una ribellione fortemente osteggiata dai genitori della ragazza, al punto di ucciderla.
La Corte ritiene che le circostanze della morte di Saman indichino nella sua perdurante relazione con Saqib la causa scatenante dell'omicidio. I familiari della giovane ne discussero decidendo di mettere la ragazza con le spalle al muro e, se avesse ammesso il rapporto con il ragazzo e l'intenzione di fuggire con lui, avrebbero agito.
Sono pagine dolorose quelle in cui viene descritte le modalità dell'uccisione di Saman. Un passaggio, tuttavia, necessario per accertare le effettive responsabilità materiali dell'omicidio.
In esse i giudici scrivono chiaramente che i genitori della ragazza hanno "letteralmente accompagnato la figlia a morire", come evidente dai video delle videocamere di sorveglianza attive la notte del 30 aprile 2021. Evidente in entrambi, infatti, la "comune volontà degli imputati di commettere l'omicidio della loro stessa figlia".
In particolare, però, secondo i giudici sembra lecito supporre che sia stata sua madre, Shaheen Nazia, l'esecutrice materiale dell'assassinio. Elemento che aggiunge orrore all'orrore.
Infine, il documento sottolinea come anche il fratello della ragazza, Ali Haider, possa essere coinvolto nella sua morte, essendoci "plurimi elementi indizianti" a suo carico.
Una vera e propria svolta, dal momento che il ragazzo - minorenne all'epoca dei fatti - non era stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura dei Minorenni di Bologna.