Elezioni Europee 2024, per Napoli Alternativa Popolare è ammessa alla corsa elettorale, a Roma no. Ecco che è successo quello che non doveva succedere. O forse, considerato che siamo in Italia, era quasi scontato che accadesse, vista l'enorme confusione e, magari, il solito protagonismo in cui qualcuno ogni tanto eccelle.
Ma quanto accaduto a Roma e Napoli, forse a Venezia, in attesa delle decisioni di Milano e Palermo lascia sbigottiti. Vedendo la decisione di giudici che fanno lo stesso lavoro, che fanno parte della stessa Corte d'Appello, ma di città diverse, ma che adottano e legiferano con le stesse leggi, è qualcosa d'incredibile. Paradossale. Con rispetto, si potrebbe definire un vero e proprio caso di schizofrenia giudiziaria a tutti gli effetti.
Già perché una corte d’Appello che sullo stesso caso decide in maniera opposta rispetto a un’altra, come non si può definire se non schizofrenico? Non solo. C'è di più. Perché, poco prima di decidere, il Viminale, in data 29 aprile del 2024, aveva diramato una nota proprio in relazione alla situazione del PPE e anche di Alternativa Popolare, ma evidentemente Napoli ha avuto la cortesia di leggerla, Roma invece no (supponenza?).
Quello che è successo ad Alternativa Popolare, dove il capolista in tutte le circoscrizioni è il segretario nazionale Stefano Bandecchi, tranne al Centro, dove il capolista è l'ex magistrato Luca Palamara (e chissà se qualcuno proprio a Roma non abbia fatto un piccolo sgambetto proprio per la sua presenza, anche perché a volte a pensar male, ci si azzecca, si dice ndr) che per le prossime elezioni europee dell’8 e 9 giugno è stata ammessa dall’ufficio elettorale della Corte d’Appello di Napoli ma è stata rigettata dallo stesso ufficio della Corte d’Appello di Roma.
Il punto focale per la Corte d'Appello sarebbe l’esenzione dalla raccolta delle firme. Ma la cosa bella è che a Napoli i giudici scrivono nero su bianco che la lista di Alternativa Popolare ha diritto all’esonero tanto che i giudici per dare peso e forza alla decisione citano la giusta comunicazione inviata dal ministero dell’Interno pervenuta in data 29/04/2024 in base alla quale: la lista in esame riguarda il Gruppo politico Ppe che nell’ultima elezione ha presentato candidature con proprio contrassegno e ha ottenuto almeno un seggio in una delle circoscrizioni italiane al Parlamento europeo e che è affiliata a un partito politico europeo costituito in Gruppo parlamentare al Parlamento europeo nella legislatura in corso al momento della convocazione dei comizi elettorali".
"L’affiliazione - continua nella decisione della Corte d'Appello di Napoli che cita la nota del Viminale - è certificata a mezzo di dichiarazione sottoscritta dal presidente del Gruppo parlamentare europeo autenticato da un notaio o da un’autorità diplomatica o consolare italiana. Cosa che è stata puntualmente fatta e registrata, presentata con tanto di documentazione allegata alle liste presentate. A Napoli, insomma, hanno letto, revisionato e dato il via libera a tutto.
A Roma, invece, la Corte d’Appello la vede in modo diverso e, pur parlando dello stesso argomento e della stessa legge, decide che non va bene e sentenzia che non è più sufficiente la mera affiliazione o il collegamento concordato con un partito politico europeo rappresentato nel Parlamento europeo con un proprio gruppo parlamentare, come in precedenza ritenuto da alcune decisioni dell’Ufficio elettorale nazionale. La nuova disposizione normativa è chiara e deve ritenersi adottata proprio al fine di superare le ambiguità interpretative che in precedenza avevano determinato l’emissione delle decisioni richiamate oggi non più pertinenti proprio in virtù della volontà legislativa.
Il segretario nazionale di Alternativa Popolare Stefano Bandecchi assicura che "faremo ricorso dappertutto", ma che allo stesso tempo tutto questo "è imbarazzante e anche preoccupante", aggiungendo che "poi dici che non facciamo bene a scendere in campo con tutte queste cose che succedono in Italia e con una democrazia che latita e che continua a perdere. Pensare che è la stessa nazione con giudici che decidono in maniera diversa. Non ci fermeranno, tanto tra tre anni e sei mesi cambia tutto...".