Si chiamava Giuseppe La Barbera il più giovane degli operai morti nella strage di Casteldaccia, nel Palermitano, nella giornata di ieri, 6 maggio: aveva 28 anni ed era appena diventato papà bis. Nella vasca fognaria da cui sono partite le esalazioni di idrogeno solforato che hanno ucciso lui e i colleghi sarebbe sceso per provare a salvarli dopo essersi accorto che erano in difficoltà.
"C'è mia figlia a casa con due bambini. Sto andando da lei", ha dichiarato, provato, ai giornalisti che lo hanno intercettato sul luogo dell'incidente, il suocero di Giuseppe La Barbera, il più giovane degli operai morti a Casteldaccia mentre lavoravano in un impianto di sollevamento di acque reflue del sistema fognario.
28 anni d'età, l'uomo si era sposato nel maggio del 2019 ed era da poco diventato papà bis. Chi lo conosceva ai quotidiani locali ha parlato di lui come "un ragazzo bravo e buono, un gran lavoratore". Residente a Palermo, era l'unico, tra le vittime, a non essere a libro paga della ditta "Quadrifoglio" di Partinico che stava lavorando alla rete fognaria.
Era un interinale dell'Amap ed era stato assegnato ai lavori in superficie: sarebbe sceso nella vasca in cui è morto insieme ai colleghi a causa delle esalazioni di idrogeno solforato emanate dai liquami per aiutarli dopo essersi accorto che erano in difficoltà. Stando a quanto ricostruito finora, non indossava - come gli altri - la maschera di protezione prevista dalle norme di sicurezza in casi simili.
Giuseppe La Barbera non si sarebbe fatto scrupoli: dopo aver sentito le urla di un collega si sarebbe precipitato verso la botola che dava accesso alla vasca fognaria, scendendo ad aiutarli. In quattro, in totale, si sono salvati: uno, che era sottoterra, sarebbe ricoverato in gravi condizioni al Policlinico di Palermo.
Tutti gli altri non ce l'hanno fatta, incluso il 28enne, che a Ballarò, dove era nato e cresciuto, era conosciuto da molti per via del lavoro della sua famiglia, che gestisce la vendita di bombole a gas, consegnandole a domicilio. Fino a qualche tempo fa si occupava lui delle consegne, poi aveva cambiato lavoro. Non poteva sapere che proprio così la sua giovane vita sarebbe stata spezzata.
Le altre vittime sono Epifanio Alsazia, di 71 anni; Giuseppe Miraglia, di 47; Roberto Raneri, di 51, e Ignazio Giordano, di 59: lavoravano tutti per la stessa azienda. Sulla loro morte la Procura ha ora aperto un fascicolo d'inchiesta per omicidio colposo plurimo contro ignoti.
L'obiettivo è ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto e capire se si potesse evitare. Una storia che ricorderà a molti quella dei cinque operai morti dopo essere stati travolti da un treno in transito sui binari che stavano sostituendo alla stazione ferroviaria di Brandizzo, nel Torinese.
Si chiamavano Michael Zanera, Giuseppe Sorvillo, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Aversa e Kevin Laganà: quest'ultimo, il più giovane, aveva appena 22 anni. Dalle indagini è emerso che non avrebbero dovuto trovarsi dov'erano, ma che erano stati autorizzati dai loro superiori ad iniziare le operazioni prima del previsto.
Come loro sono in molti, ogni anno, a perdere la vita sul luogo di lavoro: si fa sempre più attuale, per questo motivo, la richiesta, per cui in tanti da anni si battono, di introdurre nell'ordinamento italiano il reato di omicidio sul lavoro.