Rischiano di essere processati per omicidio preterintenzionale i due vigilantes che nella notte tra il 19 e il 20 agosto dell'anno scorso braccarono davanti alla sede Sky di Milano Rogoredo il 34enne Gianni Sala, provocandone la morte: è quanto emerge dall'avviso di conclusione delle indagini, inizialmente aperte dal pm Alessandro Gobbis con l'ipotesi di reato di omicidio colposo.
A darne notizia è La Repubblica. I fatti risalgono all'agosto di un anno fa: stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, Giovanni Sala, per tutti "Gianni", aveva fatto uso di alcolici e cocaina quando, nella notte tra il 19 e il 20 del mese, tentò di entrare nella sede Sky di Milano Rogoredo, situata a poca distanza dal luogo in cui, da qualche tempo, viveva, in strada, in stato confusionale.
Come mostrato in un video diffuso dalla trasmissione televisiva "Chi l'ha visto", fu bloccato, nel farlo, dai due vigilantes di guardia all'edificio, di 46 e 64 anni: nel filmato viene ripreso il momento in cui i due, dopo avergli intimato qualcosa, lo scaraventano con violenza sul marciapiede, immobilizzandolo.
Secondo il pm Alessandro Gobbis, titolare del fascicolo d'inchiesta che riguarda la sua morte, non c'era "alcuna necessità di tutelare persone o cose da pericoli concreti": i due, in sostanza, diedero solo "sfogo a istinti violenti e inutilmente prevaricatori". Inizialmente indagati per omicidio colposo, potrebbero ora essere rinviati a giudizio con l'accusa di omicidio preterintenzionale. Le indagini sono state chiuse; si aspetta la decisione del gip.
"Aveva bisogno di aiuto e non gli è stato dato", aveva dichiarato ai microfoni del programma condotto da Federica Sciarelli su Rai Tre il padre di Sala, riferendosi ai diversi passanti che, come si vede nel video, notarono che il 34enne si trovava in una situazione di difficoltà e fecero finta di niente, passando oltre.
Fin dai primi istanti l'uomo, assistito dall'avvocato Giuseppe Geraci, si era detto convinto del fatto che il figlio fosse stato "ucciso in modo cruento" dalle guardie, che invece di fare in modo di calmarlo, dopo essersi rese conto che non era in sé, passarono immediatamente alle mani.
Sul suo corpo, secondo il legale, sarebbero stati trovati, non a caso, ematomi che evidenzierebbero "un'attività meccanica pressoria".
Inizialmente entrambi erano indagati per omicidio colposo, reato che si distingue dall'omicidio doloso per l'intenzionalità. Nel primo caso, in pratica, colui che commette l'omicidio lo fa in modo involontario, a causa di negligenza, imprudenza o imperizia oppure per inosservanza di leggi o regolamenti specifici.
L'omicidio preterintenzionale sta in mezzo: è punito dall'articolo 584 del Codice penale, che recita che "chiunque, con atti diretti a commettere uno dei delitti preveduti dagli articoli 581 e 582 cagiona la morte di un uomo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni".
Significa che si aggredisce la vittima per percuoterla o provocarle delle lesioni personali, ma non per ucciderla e che la morte, dunque, è una conseguenza - involontaria - di un altro tipo di reato, come nel caso dei vigilantes, che avrebbero colpito Sala con l'intento di bloccarlo, sottovalutando la loro forza.
La sua vicenda ricorda quella di Luca Ventre, il 35enne che il primo gennaio del 2021 è stato strangolato da un poliziotto dopo aver provato a scavalcare il cancello d'ingresso dell'ambasciata italiana di Montevideo, in Uruguay, chiedendo protezione per non ben identificate minacce.