È scattato questa mattina, 9 maggio, intorno alle 8 un allarme per una nube di zolfo sollevatasi in una piscina di Guastalla, un comune in provincia di Reggio Emilia. Evacuate le scuole nelle vicinanze, tuttavia 150 studenti sono rimasti insossicati dalle esalazioni, fra questi un'ottantina sono finiti in ospedale.
Ore di panico questa mattina, 9 maggio, in un comune in provincia di Reggio Emilia. Ancora in stato di agitazione la comunità di Gustalla, dove una nube di zolfo si è sollevata da una piscina, a causa di un travaso finito male di acido solforico.
L'acido solforico è solitamente è utilizzato nelle piscine a inizio stagione per purificare l’acqua. Nel caso di Guastalla, a controllare di volta in volta l'emissione della sostanza un software computerizzato.
La struttura di balneazione, in via Sacco e Vanzetti, era molto frequentata e presenti erano anche diversi studenti delle scuole vicine. La nube tossica si è spostata nel bar e nella mensa Cir adiacenti, dove alcuni clienti erano intenti a fare colazione, fino a invadere le aule scolastiche.
Al momento dell'inalazione dei vapori, molte persone hanno cominciato a tossire e a lacrimare. Immediati gli allarmi: i soccorritori di tutta la provincia hanno praticto l'ossigenoterapia a tutti gli intossicati, ma circa 80 studenti sono stati trasportati in ospedale.
Una quarantina di ragazzi sono finiti all'ospedale di Guastalla, una ventina a Montecchio e un'altra ventina all'ospedale di Reggio Emilia. Una ragazza, però, ha mostrato sintomi più gravi.
Soccorritori e vigili del fuoco hanno lavorato tutta la mattina per evacuare gli edifici vicini, poi riaperti dopo l'okay delle autorità. Tuttavia, sono oltre 100 gli studenti intossicati, sebbene alcuni si siano ripresi e siano già rientrati a scuola per l'attività didattica.
Sull'incidente di questa mattina a Guastalla, emergono ora nuovi particolari. Pare, infatti, che l'episodio si sia verificato a causa di alcuni lavori di manutenzione ai depuratori. Gli inquirenti ipotizzano che una quantità di acido solforico, solitamente utilizzata in questi casi, sia entrata in contatto con un’altra sostanza.
In questo modo, si sarebbe innescata la reazione chimica che ha fatto sprigionare la nube tossica. Anche il tecnico manutentore, che era al lavoro, risulta tra gli intossicati. Tuttavia, i medici hanno detto che non è in pericolo di vita. Sul posto, gli operatori di Arpae stanno analizzando la situazione.