10 May, 2024 - 09:42

Il mining di Bitcoin sta diventando molto più semplice: ecco i motivi

Il mining di Bitcoin sta diventando molto più semplice: ecco i motivi

La difficoltà connessa al mining di Bitcoin sta calando in maniera significativa. Una tendenza che sta destando molto interesse e anche qualche preoccupazione, tra gli esperti. Maggiore è la difficoltà di mining, misurata attraverso l’energia e le risorse che i minatori utilizzano per mantenere sicura la rete, più diventa complicato provare ad attaccare Bitcoin.

Basta in effetti dare un'occhiata ai dati di BTC.com per notare il trend in atto. Ad esempio, nella giornata di ieri la difficoltà di mining di Bitcoin è crollata di quasi il 6%, attestandosi a 83,1 trilioni di hash. La speranza è, naturalmente, che si tratti di una situazione provvisoria, ma al momento non esistono certezze.

Bitcoin, cosa sta accadendo

A spiegare cosa sta accadendo è stato Nick Hansen, amministratore delegato del pool minerario Luxor: "Se non c'è abbastanza margine per consentire ai minatori di realizzare un profitto, si spengono, il che fa diminuire l'hash rate".

Per hash rate si intende la velocità con cui un minatore conduce il processo di crittografia dei dati. Il modello di riferimento è naturalmente il meccanismo di consenso Proof-of-Work (PoW), un vero e proprio elemento in grado di distinguere BTC. Un modello estremamente energivoro, ma al tempo stesso in grado di garantire un livello di sicurezza molto più elevato rispetto allo staking di Ethereum. 

Il calo in atto è da ricondurre alle dinamiche innescate dal quarto halving di Bitcoin, avvenuto il mese passato. In pratica, l'aggiornamento ha dimezzato i premi dei minatori da 6,25 a 3,15 BTC per ogni blocco elaborato. 

La prima e più evidente conseguenza è che ora i minatori, i quali hanno il compito di produrre le nuove monete e mantenere attiva la rete elaborando nuove transazioni, sono costretti ad una maggiore quantità di lavoro per poter portare avanti l'attività con profitto. Il nuovo quadro è però impraticabile per molti di loro, con conseguente abbandono del campo. Ad esempio utilizzando i macchinari per altre attività, a partire dal loro utilizzo per l'intelligenza artificiale.

Una situazione largamente prevista 

È Nishant Sharma, fondatore di BlocksBridge Consulting, una società di ricerca e strategia di comunicazione dedicata al settore del mining di Bitcoin, a ricordare che non si tratta di nulla di nuovo. Anzi, quanto sta accadendo è proprio ciò che di solito accade dopo un halving. 

Queste le sue parole, sul tema: "Dopo l'halving di Bitcoin, il calo dei premi minerari porta i minatori meno efficienti a scollegare le loro macchine. Questa funzionalità di auto-regolazione favorisce operazioni più snelle, poiché i minatori rimanenti ricevono maggiori ricompense grazie alla ridotta difficoltà".

Una tesi che è appoggiata da Scott Norris, CEO della società mineraria Optiminer, il quale rilancia affermando che si tratta di una tendenza salutare. Per poi aggiungere: "I miner che hanno pianificato correttamente cresceranno o quelli che hanno abbandonato otterranno tecnologie più recenti e troveranno energia più economica mentre tutti aspettano che il prezzo rifletta il dimezzamento. In ogni caso, la rete continuerà a crescere."

Ci sono realmente pericoli, a livello di sicurezza, con la tendenza in atto?

Se da un punto di vista puramente finanziario le dinamiche non preoccupano eccessivamente, il discorso potrebbe mutare se la questione si sposta sulla sicurezza. La blockchain di Bitcoin è da sempre considerata praticamente inattaccabile.

A renderla tale lo sforzo economico che sarebbe necessario per assumerne il controllo. Se oggi gli esperti ritengono impossibile un attacco 51%, occorre però sottolineare che nel 2014 se ne verificò uno. Fu la mining pool GHash.IO a condurlo, conseguendo il 55% del tasso di hash di BTC. Sino a quel momento si trattava di una semplice ipotesi di scuola. Ipotesi che oggi torna ad affacciarsi, proprio in conseguenza dell'abbattimento del livello di difficoltà del mining.

Nonostante ciò, si tratta di un allarme per il momento abbastanza infondato e che potrebbe esserlo del tutto nei prossimi mesi. Potrebbe infatti essere la crescita del prezzo di Bitcoin a riportare la situazione sotto controllo.

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Dario Marchetti
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