Cos'è un lahar? È uno dei fenomeni naturali più pericolosi in correlazione ad un'eruzione vulcanica. Il lahar si forma però solo in determinate condizioni ambientali ed atmosferiche, in una zona vulcanica attiva.
Si tratta di una calamità naturale in parte sottovalutata ma, come dimostrano gli eventi di qualche giorno fa sull'isola indonesiana di Sumatra, può causare decine e decine di morti.
Fu il geologo olandese Berend George Escher ad utilizzare la parola lahar per primo nel 1922 in correlazione ad alcune ricerche di geovulcanologia.
Lo studioso prese dunque in prestito questo termine dalla lingua giavanese per indicare l'attività di caduta di detriti seguente ad un'intensa eruzione.
Sebbene infatti "Lahar" possa essere traducibile come "lava", in realtà descrive un fenomeno più ampio con la formazione di una colata composta da acqua, rocce e minerali vulcanici. Questa miscela scorre lungo i lati del vulcano attivo.
Le colate possono includere lava incandescente o ormai fredda ed in ogni caso causano effetti distruttivi. La loro progressione sul pendio del vulcano può essere estremamente rapida, con velocità addirittura dell'ordine di diverse centinaia di km/h.
Proprio questa caratteristica rende i lahar estremamente imprevedibile e tali da sorprendere le popolazioni a valle del vulcano.
Perché si verifichi un lahar non è sufficiente un'eruzione vulcanica. Questo fenomeno infatti si attiva solo in determinate condizioni ambientali e con precipitazioni meteorologiche intense.
Se sui lati del vulcano, la lava appena fuoriuscita incontra depositi di neve si creerà velocemente un agglomerato fangoso capace di inghiottire anche altri detriti rocciosi.
Un lahar però può verificarsi anche a distanza da un'eruzione vulcanica. In questo caso le forti piogge hanno provocato il disgregamento del materiale vulcanico accumulato. La lava ormai fredda si è trasformata in un ammasso fluido in amalgama con l'acqua piovana e altre rocce dell'ambiente.
Ne scaturisce anche un questo caso una colata detritica che scende dal pendio vulcanica con estrema rapidità.
Per capire cos'è un lahar è bene anche conoscere l'intensità delle precipitazioni atmosferiche che ne determina la potenza. Quando infatti le piogge sono particolarmente abbondanti si generano colate di detriti magmatici con la forza di inglobare e trascinare a valle rocce molto pesanti o capaci di sradicare grandi alberi.
A causa della pendenza del vulcano, il torrente di fango, detriti, lava e rocce acquisisce sempre più velocità e finisce per distruggere ogni cosa che incontra sul suo cammino. Il torrente arriva persino ad erodere il terreno a decine e decine di metri nel sottosuolo.
Tutto ciò determina un rischio superiore alla sola colata lavica, perché questa, sebbene più distruttiva di per sé, avanza ad una velocità modesta e tale da dare la possibilità di evacuare le aree abitate.
I lahar possono pertanto generare smottamenti improvvisi e contribuire indirettamente alle alluvioni.
Le immagini che arrivano dall'isola di Sumatra purtroppo descrivono quanto i lahar possano essere distruttivi per l'ambiente e fatali per l'uomo.
Le aree residenziali ai piedi del Monte Marapi, uno dei vulcani indonesiani più attivo, sono completamente invase dal fango. La tragedia ha causato decine di morti e altrettanti dispersi.
Non si tratta però dell'evento più distruttivo nella storia legato ad un lahar.
Nel 1985 l'eruzione del vulcano colombiano Nevado del Ruiz sciolse istantaneamente la neve accumulata generando quattro lahar che alla velocità di 60 km/h si riversarono nei fiumi locali causando una gigantesca alluvione. La città di Armero venne investita e 20mila dei suoi abitanti persero la vita.
Più di 1500 invece furono le vittime dell'eruzione del vulcano Pinatubo al passaggio del tifone Yunya nelle Filippine nel 1991.
Le torrenziali piogge alimentarono i lahar fino a distruggere completamente le zone abitate nelle vicinanze. Quattro anni dopo un'altra forte pioggia fece colare tutto il materiale piroplastico rimasto sui pendii creando così un ulteriore lahar che causò la morte di un centinaio di persone.