Sono ancora tanti gli interrogativi che ruotano attorno alla morte dell'ex vigilessa Sofia Stefani ad Anzola dell'Emilia, nel Bolognese; per capire se la versione dell'uomo fermato per averle sparato, l'ex comandante della polizia locale Giampiero Gualandi, che fin dall'inizio sostiene che si sia trattato di un incidente, sia veritiera, gli inquirenti aspettano i risultati dell'autopsia e della perizia balistica sull'arma.
In base alle lesioni riscontrate sul corpo della vittima e alla precisione dello sparo si potrà ricostruire la dinamica dell'accaduto e capire se il 62enne abbia fatto fuoco per sbaglio - mentre, come ha dichiarato, impugnava la pistola d'ordinanza per pulirla in vista di un'esercitazione di tiro - oppure consapevolmente, in preda a uno stato di rabbia ed esasperazione.
Dall'analisi del suo telefono cellulare è emerso, infatti, che l'uomo, ex comandante della polizia locale, era in una condizione di forte stress. "Non vivo più, non dormo più, non mangio più". "Sono esausto, me ne vado via senza dire niente a nessuno, non reggo più", il tenore dei messaggi che avrebbe inviato nei giorni precedenti all'omicidio a Sofia Stefani, che quel giorno, il 16 maggio, lo avrebbe chiamato almeno 15 volte, l'ultima 7 minuti prima dello sparo.
Ma le avrebbe anche scritto: "Non ho energia, non sopporto più questa pressione". A riportarlo è il Corriere della Sera, secondo cui Giampiero Gualandi si sarebbe sentito schiacciato dalle richieste della donna di riprendere la loro relazione, scoperta sia dalla moglie di lui che dal fidanzato di lei.
Gualandi ha raccontato agli inquirenti che il colpo gli sarebbe partito nel corso della colluttazione seguita a una lite, per sbaglio. Stando al suo racconto, mezz'ora prima dell'arrivo della donna nella stazione di Anzola avrebbe prelevato la pistola d'ordinanza dalla cassetta di sicurezza nella quale era custodita per pulirla in vista di un'esercitazione di tiro che avrebbe dovuto tenersi nei giorni seguenti.
La comandante Silvia Fiorini, secondo il Corriere della Sera, lo avrebbe smentito, sostenendo che per l'esercitazione non fosse stata definita ancora una data specifica. Il sospetto di chi indaga è che in realtà l'uomo, essendo venuto a conoscenza dell'imminente visita dell'ex vigilessa, possa aver premeditato di colpirla: nessuno dei presenti, dopo il suo arrivo, li avrebbe sentiti litigare.
Potrebbe essere stato spinto ad uccidere dal "dissidio interiore" che secondo il gip che ne ha convalidato il fermo (accusandolo di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla relazione sentimentale) stava vivendo? Sarà chiarito nel corso delle indagini. Gualandi intanto è detenuto nel reparto di infermeria del carcere della Dozza sotto controllo.
Ad Anzola restano sgomento e commozione per l'accaduto. Sofia Stefani era molto conosciuta, perché da anni attiva nel sociale e nella politica. Sognava di diventare una vigilessa: ci era riuscita; poi, da poco, non le era stato rinnovato il contratto.
Non si esclude, secondo alcuni, che Gualandi potesse essersi offerto di aiutarla a capire come muoversi, ricoprendo un ruolo in un sindacato della categoria. Si erano conosciuti sul lavoro; poi avevano iniziato ad uscire insieme. Gualandi avrebbe voluto mettere fine alla loro relazione (o almeno così ha detto).
Ex comandante della polizia locale, era tornato in servizio in ufficio, ricoprendo ruoli amministrativi più che operativi: non avrebbe dovuto avere con sé una pistola. Sembra che la moglie avesse incontrato la compagna, la vittima, per un chiarimento, dopo aver scoperto che lui la tradiva.