Il prediabete è una condizione clinica, che spesso anticipa la comparsa del diabete mellito di tipo 2. A volte del tutto asintomatico e difficile da riconoscere, se non per alcuni segnali. Specialmente nei valori del sangue.
Vista l'importanza di una diagnosi precoce per evitare i rischi connessi alla malattia in forma più grave, vediamo quali sono i sintomi da tenere sotto controllo e i campanelli di allarme che possono segnalare alterazioni e qual è l'alimentazione consigliata per chi soffre di questo problema.
Il prediabete, indicato spesso come intolleranza glucidica, è una fase, spesso asintomatica, che precede la comparsa del diabete di tipo 2. Una condizione clinica caratterizzata da segnali e valori che i che spesso non vengono riconosciuti dai pazienti a meno che non si facciano esami specifici.
Quando compare, nella maggior parte dei casi è correlato ad un maggiore rischio cardiometabolico. Sono più soggetti allo sviluppo di questo problema, gli stessi pazienti che presentano fattori e stile di vita associato anche al rischio diabete. Cioè, principalmente quelli in sovrappeso e sedentari.
Ma anche chi non è obeso può sviluppare il prediabete, soprattutto se l'alimentazione è basata su carboidrati ad alto indice glicemico. Per questo motivo la modifica della dieta e dello stile di vita sono tra le più importanti forme di prevenzione ma anche di terapia.
I sintomi iniziali del prediabete sono spesso sottovalutati perchè poco riconoscibili. La maggior parte dei pazienti infatti, scopre di avere questa condizione soltanto grazie ad approfondimenti specifici ed esami del sangue.
Ci sono però alcuni segnali da tenere sotto controllo, perchè potrebbero costituire un importante campanello d'allarme che potrebbe essere il primo passo verso una diagnosi. Questo problema è caratterizzato da una alterazione dei livelli di glicemia a digiuno.
Pertanto uno dei primi esami da fare, se a rischio, è proprio quello della misurazione. Un valore superiore a 100mg/dl dopo 12 ore a digiuno, rappresenta la maggiore probabilità non solo di avere il prediabete ma anche di andare verso l'evoluzione in diabete di tipo 2. Anche un valore alterato di emoglobina glicata sui 42-48 mmol/mol può essere un importante segnale.
Altri sintomi, quando presenti, possono essere gli stessi tipici del diabete in fase iniziale. Cioè:
I fattori che aumentano il rischio di sviluppare il prediabete sono principalmente quelli legati all'alimentazione, all'età, allo stile di vita e alla familiarità. Ovviamente se c'è la predisposizione genetica la probabilità aumenta. Ma alcune condizioni possono favorire la comparsa del problema anche in assenza di casi in famiglia. Queste sono soprattutto: l'obesità, la sedentarietà, il consumo troppo frequente di carboidrati ad alto valore glicemico e zuccheri, il fumo di sigaretta, livelli alti di acido urico nel sangue.
La valutazione iniziale, che parte proprio dalla misurazione della glicemia a digiuno, è molto importante per avere una diagnosi precoce. Perchè con un cambio di alimentazione e stile di vita si possono ridurre al minimo tutti i rischi che il prediabete porti poi alla comparsa del diabete mellito.
Se gli esami portano ad una conferma della diagnosi di prediabete, sarà necessario modificare alcune abitudini e soprattutto la dieta per ridurre al minimo tutti i rischi di questa condizione. L'obiettivo sarà quello di riportare la glicemia ai livelli normali. Quindi è importante una alimentazione con meno calorie e grassi e con più cereali integrali. Cercare di fare più movimento e perdere i chili in eccesso. Oltre a smettere di fumare.
In questo modo è possibile ottenere benefici anche sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari, che come è noto hanno in comune gli stessi fattori di rischio del diabete di tipo 2. Principalmente l'ipertensione, il colesterolo alto, il fumo ed il consumo eccessivo di grassi e zuccheri.