Le elezioni europee 2024, programmate per l’8 e il 9 giugno, rappresentano un appuntamento di fondamentale importanza per l’Italia. Queste elezioni non solo determineranno i 76 rappresentanti italiani al Parlamento Europeo, ma offriranno anche una panoramica sugli equilibri politici interni, influenzando potenzialmente la direzione futura del governo italiano.
Guardando al passato, in particolare alle elezioni europee del 2019, si possono trarre indicazioni utili su ciò che potrebbe accadere quest’anno. Le elezioni del 2019 hanno infatti evidenziato come queste votazioni possano fungere da indicatore chiave per la politica nazionale, oltre che per la rappresentanza europea.
Le elezioni europee in Italia, come in altri paesi, non si limitano a scegliere i rappresentanti al Parlamento Europeo. Spesso, infatti, vengono percepite come un’occasione per ridefinire gli equilibri politici interni tra i vari partiti. Queste elezioni possono essere viste come una sorta di referendum di metà mandato, in grado di confermare o ribaltare l’esito delle precedenti elezioni politiche.
Nel maggio 2014, ad esempio, il successo del Partito Democratico di Matteo Renzi consolidò la sua leadership, rafforzando il suo governo appena iniziato. Al contrario, nel 2019, le elezioni europee segnarono l’inizio di una crisi che portò alla rottura dell’alleanza di governo tra la Lega e il Movimento 5 Stelle.
Le elezioni europee del 2019 furono caratterizzate da una forte contrapposizione tra la Lega e il Movimento 5 Stelle, entrambi parte del governo ma in continuo conflitto. La Lega di Matteo Salvini adottò una retorica fortemente anti-immigrazione e euroscettica, mentre il Movimento 5 Stelle, guidato da Luigi Di Maio, mostrò simpatia verso movimenti come i gilet gialli francesi, causando tensioni diplomatiche con la Francia.
Il risultato fu favorevole alla Lega, che raddoppiò il suo consenso dal 17,4% al 34,3%, eleggendo 28 europarlamentari. Al contrario, il Movimento 5 Stelle crollò dal 32,7% al 17,1%, eleggendo solo 14 rappresentanti. Questo cambiamento nei rapporti di forza portò molti dirigenti della Lega a spingere per una crisi di governo, sperando in nuove elezioni politiche che potessero capitalizzare il loro successo.
La crisi di governo non tardò ad arrivare. Nel luglio 2019, i 14 europarlamentari del Movimento 5 Stelle votarono a favore della nomina di Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione Europea, mentre la Lega votò contro, accusando il Movimento di tradimento e di aver stretto un accordo segreto con il Partito Democratico.
La tensione culminò nell’agosto 2019 con la crisi sulla TAV (Torino-Lione), che divenne il pretesto per la Lega per aprire formalmente la crisi di governo. Questa crisi si risolse quasi un mese dopo con la nascita del secondo governo guidato da Giuseppe Conte, sostenuto da Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. La formazione del nuovo governo fu resa possibile soprattutto grazie al supporto di Matteo Renzi, all'epoca ancora parte del PD, che per anni si era opposto a qualsiasi accordo politico con il Movimento 5 Stelle.
Le elezioni europee del 2024 si terranno in un contesto politico differente rispetto al 2019. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si trova in una posizione di relativa stabilità rispetto alla situazione di Giuseppe Conte nel 2019. Meloni ha più volte affermato che non intende effettuare rimpasti di governo, indipendentemente dall’esito elettorale, per evitare che eventuali sorprese elettorali influiscano negativamente sul suo governo.
Tuttavia, le elezioni europee saranno ancora una volta un’importante cartina di tornasole per valutare la popolarità dei partiti italiani. Sarà fondamentale osservare se Meloni riuscirà a consolidare il risultato ottenuto il 25 settembre 2022, quando Fratelli d’Italia prese poco meno del 26%. In un periodo in cui il gradimento popolare verso i partiti è molto fluido, una conferma del suo successo rafforzerebbe ulteriormente la sua leadership all'interno della coalizione di centrodestra.