01 Jun, 2024 - 14:15

Ecco perché è pericoloso non saper ruttare, scopri quali sono i rischi

Ecco perché è pericoloso non saper ruttare, scopri quali sono i rischi

Ci hai mai pensato? Il semplice gesto di ruttare è un processo fisiologico importante per il nostro organismo. L'incapacità di ruttare, nota anche come R-CPD (Rumination-Communication-Pulmonary Disorder), può causare una serie di problemi digestivi, gonfiore e disagio.

In questo articolo vedremo le cause e le conseguenze di questa condizione e sveleremo perché è fondamentale non sottovalutare l'incapacità di ruttare.

Perché è pericoloso non saper ruttare

Immagina di bere una bibita gassata e di non riuscire a espellere l'aria in eccesso dallo stomaco. Non importa quanto ci provi, proprio non riesci a ruttare. Il risultato è un senso di disagio e dolore. Questo accade ogni volta che mangi o bevi. Per alcune persone, questa è una realtà quotidiana.

Queste persone soffrono di una condizione rara chiamata disfunzione cricofaringea retrograda, o R-CPD, anche nota come "sindrome senza rutto". Questo disturbo è causato da una disfunzione dello sfintere esofageo superiore (muscolo cricofaringeo), che non riesce a rilassarsi per permettere all'aria e ai gas di fuoriuscire dall'esofago, dallo stomaco e dall'intestino.

Perché è importante ruttare?

L'eruttazione è una reazione naturale del corpo ed è cruciale per il processo digestivo. Quando ingeriamo troppa aria mentre mangiamo o beviamo, il corpo deve liberarsene. Se questo non accade, si possono avvertire dolore e disagio.

Non essere in grado di ruttare non è sempre innocuo. Le persone colpite da R-CPD possono trovare sollievo attraverso una neurotossina che aiuta a rilassare il muscolo cricofaringeo, permettendo così all'aria di fuoriuscire e alleviando i sintomi dolorosi.

Disfunzione cricofaringea retrograda: sintomi comuni

La maggior parte delle persone che soffrono di disfunzione cricofaringea retrograda (R-CPD) sono giovani e hanno questo problema fin dall’infanzia, anche se può manifestarsi a qualsiasi età. I sintomi tipici includono:

  • Incapacità di ruttare
  • Gonfiore e sensazione di malessere: nausea o dolore al petto, soprattutto dopo aver mangiato
  • Aumento della flatulenza
  • Rumori udibili e fastidiosi: gorgoglii nel petto o nella parte inferiore del collo
  • Difficoltà a vomitare volontariamente
  • Ritiro sociale: evitamento di mangiare in compagnia.

Questo quadro clinico è stato descritto per la prima volta nel 2019 dal Dr. Robert Bastian del Voice Institute, Illinois, USA. Da allora, sono state registrate diverse centinaia di casi di pazienti con diagnosi di R-CPD. Tuttavia, i medici ritengono che molte più persone soffrano di questo disturbo, che è ancora relativamente nuovo e poco conosciuto.

Quanto è pericoloso non ruttare?

L'incapacità di ruttare può avere conseguenze gravi. I sintomi della R-CPD, come gonfiore e rumori di gorgoglio nel petto e nella gola, possono causare ansia e depressione nei pazienti. Questi sintomi non solo influiscono sul benessere fisico, ma hanno anche un impatto significativo sulla vita sociale e psicologica delle persone colpite.

La causa esatta della R-CPD non è ancora conosciuta, ma c'è un trattamento efficace: il Botox. Attraverso iniezioni mirate nel muscolo cricofaringeo, questo muscolo viene temporaneamente paralizzato, permettendo ai pazienti di ruttare nuovamente dopo pochi giorni. Questo trattamento è efficace in circa l'80% dei casi.

Di solito, il trattamento viene eseguito in regime ambulatoriale e sotto breve anestesia. Tuttavia, molte persone necessitano di ripetere il trattamento più volte per mantenere i benefici.

In conclusione, l’incapacità di ruttare, nota come disfunzione cricofaringea retrograda (R-CPD), è una condizione rara ma significativa che può causare notevoli disagi fisici e psicologici. Sebbene spesso non venga diagnosticata, è importante riconoscerne i sintomi e cercare un trattamento adeguato.

Le iniezioni di Botox rappresentano attualmente una soluzione efficace per molti pazienti, migliorando significativamente la loro qualità di vita. È fondamentale sensibilizzare su questa condizione e promuovere ulteriori ricerche per migliorare le opzioni di trattamento disponibili, e vivere una vita dignitosa, soffrendo il minimo possibile.

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Immacolata Duni
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