In questo momento è molto complicato condurre in porto una transazione sulla blockchain di Bitcoin, tanto che una di queste operazioni, con difficoltà media, comporterebbe un costo pari a 34,08% per essere elaborata tempestivamente.
A diramare il dato è stato mempool.space, ricordando che al momento ci sono non meno di 334.400 transazioni in attesa di poter arrivare in porto. Una situazione tale da spingere naturalmente molti utenti a chiedersi cosa stia accadendo.
Naturalmente, come ogni volta che le commissioni di BTC raggiungono questi livelli, gli utenti hanno reagito con un certo fastidio. Il teatro delle loro lamentele è stato X, ove molti hanno affermato la speranza per la prossima adozione di layer 2 e sidechain efficienti. A non lamentarsi sono invece i minatori di Bitcoin, che in questo momento stanno più che raddoppiando i propri guadagni derivanti dall'estrazione dei blocchi.
Se, però, in passato erano Ordinals e Runes a provocare intoppi, stavolta la causa di quanto sta accadendo è totalmente diversa. Secondo CryptoQuant, il colpevole della congestione di Bitcoin è OKX, lo scambio di criptovalute con sede alle Seychelles che è attualmente il terzo più grande al mondo per volume di scambi.
È stato il responsabile della ricerca, Julio Moreno, ad affermarlo. Ecco quanto da lui affermato, sempre su X: "Molta attività da parte dell'exchange OKX oggi, la maggior parte è legata a transazioni interne per consolidare gli output. Ciò ha causato un aumento delle tariffe."
Per capire meglio le affermazioni di Moreno, occorre ricordare che i singoli trasferimenti di Bitcoin vengono archiviati nei portafogli degli utenti come output di transazioni non spesi (UTXO). Nel caso in cui tali utenti desiderano spedire i propri token a un altro wallet, devono versare le commissioni di transazione su ogni singolo UTXO presente nel proprio portafoglio. Se i trasferimenti sono di grandi dimensioni, però, si possono verificare problemi di non poco conto.
Questo problema è particolarmente preoccupante per gli exchange, i quali si trovano spesso alle prese con transazioni di modesto livello in entrata e grandi in uscita. Per bypassare tale complicazione, le piattaforme provvedono a consolidare i propri UTXO spendendoli tutti in una volta. Cercano in tal modo di approfittare del fatto che le commissioni di rete sono in quel momento modeste.
Unendo tutti gli input in output molto più grandi nello stesso portafoglio, la conseguenza è proprio quella che si sta verificando in queste ore. OKX ha potuto effettuare le proprie operazioni di consolidamento a prezzi modici, rendendo però gravose tutte le altre transazioni e provocando la congestione della blockchain.
Mentre molti utenti si trovano a convivere con la congestione della blockchain, Bitcoin si trova invece in un momento critico di mercato. Nel corso delle ultime 24 ore, infatti, l'icona crypto ha dovuto lasciare sul terreno il 2,77% del proprio valore.
A provocare lo smottamento è stata l'indicazione della FED sui tassi. Secondo la banca centrale statunitense, infatti, gli stessi sarebbero destinati a restare alti ancora per un lungo periodo. Com'è noto, quando i tassi di interesse sono elevati gli investitori tendono a sbarazzarsi di asset a rischio, categoria in cui rientra ancora BTC, per procurarsi quelli meno pericolosi, ad esempio l'oro.
Il mercato ha quindi preso atto a modo suo dell'indicazioni della FED, provocando una nuova fase di difficoltà per le criptovalute. Oltre a Bitcoin, nella Top Ten crypto hanno pagato dazio in queste ore Ethereum (-2,90%), Solana (-4,98%), Ripple (-4,70%) e soprattutto Dogecoin (-7,96%). Un trend il quale potrebbe proseguire anche nel corso delle prossime ore.