Dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte del pm, il gup di Venezia Claudia Maria Ardita ha fissato per metà luglio l'udienza preliminare a carico di Filippo Turetta, il 22enne reo confesso dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin, consumatosi tra Vigonovo e Fossò, nel Veneziano, la sera dell'11 novembre scorso. A darne notizia è il Gazzettino Veneto.
Il ragazzo, attualmente detenuto nel carcere di Montorio Veronese - dove si trova, tra gli altri, anche Benno Neumair, che all'inizio del 2021 uccise i genitori Peter e Laura a Bolzano -, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà, dall'efferatezza e dallo stalking, ma anche di sequestro di persona, occultamento di cadavere e porto d'armi continuato. Rischia, quindi, l'ergastolo.
Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, chiuse meno di un mese fa, avrebbe ucciso "intenzionalmente Giulia Cecchettin colpendola con almeno 75 colpi di coltello" in due atti che il gip aveva definito di "inaudita ferocia": prima in un parcheggio situato a circa 150 metri di distanza dall'abitazione della giovane, a Vigonovo; poi nella zona commerciale di Fossò.
I fatti risalgono alla sera dell'11 novembre scorso. Turetta era uscito insieme all'ex fidanzata, che ricattava emotivamente, per andare al centro commerciale: i familiari della 22enne hanno raccontato che avrebbe dovuto comprare delle scarpe da indossare alla sua festa di laurea. Il giovedì successivo, infatti, avrebbe discusso la sua tesi: Turetta, che era rimasto indietro con gli esami, le aveva addirittura chiesto di aspettarlo. Non poteva sopportare che avrebbe raggiunto quel traguardo da sola e che poi si sarebbe costruita una nuova vita.
L'avrebbe prima sequestrata in auto, poi immobilizzata e aggredita: il suo corpo è stato trovato solo dopo giorni di ricerche nella zona del lago di Barcis mentre il giovane proseguiva la sua fuga all'estero. Sarebbe stato fermato su un'autostrada tedesca circa una settimana dopo il delitto e poi estradato.
Sembra che il 22enne controllasse maniacalmente Giulia e che fosse arrivato, a tal fine, ad installare sul suo cellulare un'app tramite cui visionare i messaggi e le chiamate che riceveva. Per questo motivo il pm gli ha contestato, alla fine, anche l'aggravante dello stalking.
"Letto il capo di imputazione devo dire che era quello che ci aspettavamo, che però non era scontato, perché l'inchiesta era complessa", aveva rivelato a Tag24 l'avvocato Stefano Tigani, che insieme al collega Nicodemo Gentile assiste, per conto dell'Associazione Penelope, i familiari della vittima.
"Ora ci avviciniamo al processo. Saremo parte civile: non faremo i forcaioli, ma chiederemo la pena giusta. Una pena congrua alla gravità del delitto", aveva aggiunto il legale, parlando di ciò che sarebbe seguito alla chiusura delle indagini.
Gino Cecchettin aveva invece rilasciato le seguenti dichiarazioni al Gazzettino Veneto: "Indipendentemente dall'evolversi e dall'esito del processo, nulla potrà riportarmi indietro Giulia". La sua Giulia, che in breve è diventata la Giulia di tutti, merita giustizia: alle amiche aveva confidato di essere arrivata ad avere paura del ragazzo che un tempo aveva amato.
Avrebbe voluto allontanarsi da lui, che la costringeva a vederlo e a sentirlo con la scusa che altrimenti si sarebbe fatto del male: si sentiva perfino in colpa perché, lasciandolo, lo aveva ferito. Gli aveva consigliato di vedere uno psicologo; lui l'aveva fatto. Non è servito, purtroppo, a scongiurare il peggio.