Nel corso della prima udienza tenutasi a suo carico ad Islamabad, in Pakistan, la madre di Saman Abbas, Nazia Shaheen - arrestata lo scorso 31 maggio dopo tre anni di latitanza - ha prestato il proprio consenso all'estradizione: in Italia è stata condannata all'ergastolo per omicidio insieme al marito Shabbar, che proprio negli scorsi giorni ha fatto sapere, secondo il Resto del Carlino, di voler cambiare avvocato.
La donna, di 51, ha subito dato l'ok al rientro in Italia: è probabile che i tempi per l'estradizione risultino quindi più brevi rispetto a quelli che interessarono il marito, che tra l'altro, all'epoca, non era stato ancora processato. Shaheen, a differenza sua, ha alle spalle una condanna per omicidio all'ergastolo.
Secondo i giudici della Corte d'Assise di Reggio Emilia, potrebbe addirittura essere stata l'esecutrice materiale del delitto, consumatosi tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021. Il movente non sarebbe da ricercare, come si era ipotizzato all'inizio, nel rifiuto, da parte della giovane, di sposare l'uomo che i familiari avevano scelto per lei - che in cambio avrebbe dato loro una somma di circa 15 mila euro come "dote" - piuttosto nella sua ricerca di indipendenza.
I genitori avevano scoperto che Saman - che da qualche tempo frequentava un giovane di nome Saqib Ayub - non li avrebbe seguiti in Pakistan, dove erano diretti per assistere un parente malato: era intenzionata ad andare via di casa insieme al fidanzato e a costruirsi una nuova vita. Avrebbero quindi deciso di ucciderla prendendo accordi con lo zio Danish Hasnain, che è stato condannato a 14 anni per omicidio e occultamento di cadavere dopo aver collaborato con gli inquirenti, permettendo loro di ritrovare il corpo della 18enne a oltre un anno dai fatti.
Il padre, Shabbar, ha sempre negato di entrarci qualcosa con l'omicidio, sostenendo che - come la moglie - non avrebbe mai fatto del male alla figlia. Di recente, nel carcere di Modena, ha fornito una versione inedita dell'accaduto, ammettendo di aver ordinato al fratello e ai nipoti Ikram Ijaz e Nomanulhaq, che in primo grado sono stati assolti, di "spaventare" il ragazzo di Saman. "Sono stati tutti e tre, non c'è dubbio su questo, ad ucciderla", ha detto. A mostrarlo è un video diffuso dalla trasmissione "Quarto Grado".
Non avrebbe parlato, finora, perché minacciato dai familiari dei nipoti. "Voglio solo giustizia", ha aggiunto. Il medico-legale incaricato di eseguire l'autopsia sul corpo della giovane, trovato in un terreno poco distante dalla sua abitazione di Novellara, era arrivato alla conclusione che la stessa fosse stata "strangolata o strozzata" prima di venire sepolta all'interno di una fossa profondissima: gli esperti hanno stabilito che sarebbe stata scavata in almeno sei momenti diversi dai familiari, che dovevano avere in mente a cosa sarebbe servita.
Mentre si aspetta l'estradizione della madre di Saman, il padre, Shabbar, ha chiesto di poter cambiare legale. Stando a quanto riporta il Resto del Carlino, non sarebbe più difeso dagli avvocati Simone Servillo e Enrico Della Capanna, bensì dalla collega Sheila Foti, che sempre al Carlino ha dichiarato che quello nei confronti del suo assistito sarebbe stato "un processo indiziario". "Non penso che ci siano prove così schiaccianti a sostegno della colpevolezza", ha detto al quotidiano.