Una strage silenziosa, di cui interessa poco a tutti. Ai cittadini, perché in fondo le vittime sono criminali che devono pagare per ciò che hanno fatto, magari anche con la morte; e alle istituzioni, sorde e, soprattutto, mute, di fronte a numeri drammatici. È quella che si sta compiendo nelle carceri italiane, dove altri quattro detenuti sono morti suicidi nell'arco delle ultime 48 ore, portando il sindacato Uilpa Polizia penitenziaria a lanciare un nuovo, ennesimo allarme. E a puntare il dito contro chi sta sistematicamente ignorando il problema: la presidente Meloni e il suo governo.
La pena di morte sarà pure stata abolita costituzionalmente nel 1947 ma, in qualche modo, continua a essere applicata nelle prigioni del nostro Paese. Le carceri italiane assomigliano sempre di più, infatti, a buchi neri dove la prima cosa a essere inghiottita non è la luce ma la speranza. Di una riabilitazione, di una seconda possibilità, di una nuova vita.
E, di fronte alla disperazione senza fondo che resta, ai prigionieri che vivono in quei luoghi - siano guardie o detenuti, non fa poi molta differenza - restano poche alternative a quella di togliersi la vita. Un'emergenza che torna prepotentemente alla ribalta con i nuovi quattro casi di suicidio avvenuti nel weekend, e che vede il sindacato Uilpa Polizia penitenziaria lanciare un nuovo grido d'allarme per una situazione che ha superato ormai l'emergenza, diventando una vera e propria catastrofe.
Lo dice chiaramente oggi, 16 giugno 2024, Gennarino De Fazio, segretario generale del sindacato, quando parla di "carneficina", segnata da numeri "indegni di un Paese civile". Dall'inizio dell'anno, infatti, sono già 44 i suicidi nelle carceri italiane, con almeno 16 detenuti in attesa di giudizio.
Una tragedia di proporzioni enormi, vissuta con preoccupazione dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che qualche mese fa ha voluto proprio un incontro con i rappresentanti della Polizia penitenziaria, chiedendo loro massima attenzione per impedire i casi di suicidio.
Ma, oltre al capo dello Stato, nessun altro esponente delle istituzioni ha mostrato interesse per questo dramma, come denuncia proprio De Fazio:
Un'altra denuncia dell'inadempienza del governo italiano arriva dal Consiglio d'Europa che, in un documento diffuso venerdì scorso, 14 giugno, nel quale parla di situazione "allarmante".
Il Consiglio evidenzia, infatti, che la cosiddetta 'emergenza' ha, in realtà, radici profonde, che vedono una tendenza negativa iniziata nel 2016 e proseguita fino al 2023 e a questi primi mesi del 2024. Anni in cui, evidentemente, le istituzioni hanno fatto poco o nulla per intervenire su questo fenomeno e alle quali il Consiglio chiede, ora, di farlo "urgentemente":