Il pomeriggio del 22 giugno del 1983 Emanuela Orlandi, di 15, uscì di casa, in Vaticano, per recarsi a una lezione di musica in piazza Sant'Apollinare, a Roma. Quando finì, telefonò alla sorella; poi, improvvisamente, sparì nel nulla. Quarantuno anni dopo, nonostante le tante piste vagliate, non si sa ancora che fine abbia fatto. La speranza del fratello Pietro, sempre in prima linea per la verità, è che qualche novità possa emergere dalla Commissione parlamentare d'inchiesta da poco istituita per lavorare al caso (e a quello di Mirella Gregori), come stanno facendo anche la Procura di Roma e quella Vaticana.
Ospite della scorsa puntata della trasmissione "Crimini e criminologia", andata in onda domenica 16 giugno su Cusano Italia Tv, Orlandi ha parlato, innanzittutto, del sit-in in programma per il prossimo sabato, giorno dell'anniversario della scomparsa di Emanuela, a Roma.
"Per l'ennesima volta purtroppo mi hanno negato di farlo in piazza Sant'Apollinare, quindi vi aspetto tutti il 22 giugno dalle 18 alle 20 in piazza Cavour - ha dichiarato -. Lo slogan di quest'anno sarà 'la verità è luce e nessuno di noi rimarrà invisibile'. Ci tengo a dire che è una frase di mia moglie Patrizia".
"Mi è piaciuta molto perché io ho sempre detto che Emanuela deve essere la voce di tutte le ragazze che non hanno voce, per questo motivo nella locandina sono raffigurate tante ragazze che rimangono nell'oscurità: perché nessuno, dai media agli inquirenti, le prende in considerazione", ha spiegato.
Poi, rispondendo alle domande dei giornalisti Fabio Camillacci e Gabriele Raho, il fratello della "ragazza vaticana" ha aggiunto:"Spero che al sit-in venga, come sempre, tanta gente. Questa enorme solidarietà continua a darci un'energia grandissima". E ha lanciato l'ennesimo appello a Papa Francesco.
"L'inchiesta aperta dal Vaticano è una farsa. Mi dispiace che il Pontefice, da Capo di Stato, continui a non fare nulla. Il 25 giugno 2023 pregò per Emanuela durante l'Angelus, poi nella sua autobiografia Life ha scritto 'su Emanuela Orlandi emerga la verità', ma non si può limitare a questo, senza andare in fondo".
"Ha messo l'inchiesta su Emanuela nelle mani del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi, perché non gli hai mai chiesto come stanno andando le cose? Come mai (Papa Francesco, ndr) non si rende conto che Diddi sta facendo il contrario di quello che gli ha chiesto (ossia indagare a 360 gradi, ndr)? Sono cose che non riesco a comprendere", ha detto ancora Orlandi.
Le indagini condotte finora, in effetti, sembrano aver portato a un nulla di fatto. La speranza del fratello di Emanuela è che almeno dalla Commissione parlamentare possa arrivare un segnale positivo. "Giovedì 20 giugno saranno saranno ascoltate Alessandra Cannata e Laura Casagrande, allieve della scuola di musica frequentata da mia sorella, e Cristina Franzè, una sua amica".
"Va bene, per carità, è importante sentire anche loro - ha detto -, ma sarebbe stato più utile ascoltare il comandante della gendarmeria vaticana Giani e il suo vice Alessandrini, che anni fa ebbero uno strano incontro e dissero cose particolari a Giancarlo Capaldo, magistrato titolare dell'inchiesta all'epoca".
"Capaldo disse ai due 'la famiglia Orlandi vuole sapere se Emanuela è viva o morta'. Successivamente, alla richiesta del magistrato di riavere almeno i resti di Emanuela, i due risposero 'purché la Procura imbastisca una storia verosimile, che tolga qualunque dubbio di responsabilità al Vaticano".
È solo una delle tante persone che negli anni avrebbero fatto intendere di essere a conoscenza di almeno parte dei fatti e quindi meritevoli di attenzione, secondo Orlandi. Gli ha fatto eco l'avvocata Laura Sgrò. "Lancio un appello alla Commissione parlamentare d'inchiesta affinché mi convochi: intendo dare il mio attivo e fattivo contributo alla causa", ha detto. Da anni è al fianco della famiglia di Emanuela nel suo lungo e tortuoso cammino verso la giustizia.