La testimonianza della moglie del bracciante deceduto a Latina è drammatica e sconvolgente. Ha raccontato di aver assistito all'incidente e di aver supplicato il padrone di condurlo in ospedale, ma quest'ultimo ha prioritizzato il salvataggio della sua azienda agricola. Ha messo al primo posto l'azienda, ignorando le loro necessità urgenti.
Sony, la moglie dell'uomo amputato dall'incidente con un macchinario agricolo, ha spiegato ai carabinieri di Borgo Podgora che il padrone ha confiscato i loro telefoni per evitare che si diffondesse la notizia delle condizioni disumane in cui lavoravano. Successivamente li ha trasportati via in furgone, privandoli anche della possibilità di chiamare i soccorsi.
Poco dopo, Sony ha dovuto accompagnare suo marito, Satnam Singh, morente, all'ospedale San Camillo di Roma. Ha aggrappato fino all'ultimo la speranza che potesse sopravvivere, supplicandolo di non abbandonarla. Nonostante gli sforzi dei medici, Satnam è spirato a causa delle gravi ferite subite.
La coppia indiana, emigrata in Italia tre anni prima, lavorava senza permesso di soggiorno nell'azienda agricola, come molti altri lavoratori stranieri. Sono emerse anche condizioni di sfruttamento estreme: lunghe giornate di lavoro, compensazione irrisoria e totale mancanza di sicurezza sul posto di lavoro.
Il proprietario dell'azienda è ora sotto inchiesta per omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme di sicurezza. Ha giustificato la sua decisione di non portarli in ospedale con il panico scaturito dall'incidente e l'urgenza della moglie di tornare a casa.
Gli amici della coppia hanno descritto Satnam e Sony come una coppia unita, pronta a sacrificare tutto per il benessere dell'altro. Non possedevano nulla se non l'un l'altro, una testimonianza commovente della loro dedizione reciproca in circostanze estremamente difficili.