Il 27 giugno del 1980 il velivolo DC9 della compagnia Itavia esplose in volo, precipitando nel tratto del mar Tirreno che stava sorvolando dopo aver lasciato l'aeroporto di Bologna in direzione di quello di Palermo, tra le isole di Ponza e Ustica: 44 anni dopo non si sa ancora il perché. Le tesi avanzate sulla caduta sono le più disparate.
Tra le più accreditate c'è quella secondo la quale l'aereo - su cui viaggiavano, in tutto, 81 persone, tra equipaggio e passeggeri - venne abbattuto da un missile. Il professor Aurelio Misiti, presidente dell'omonimo collegio peritale chiamato ad analizzare i reperti del DC9 precipitato, pensa invece che dietro alla strage si nasconda altro. Lo ha rivelato a "Crimini e criminologia" su Cusano Italia Tv.
"La tesi della battaglia aerea e del missile che avrebbe abbattuto il DC9 dell’Itavia nasce da una perizia del giudice Rosario Priore, che in realtà è ignorante in materia", ha dichiarato l'ex viceministro e sottogretario Aurelio Misiti rispondendo alle domande dei giornalisti Fabio Camillacci e Gabriele Raho.
Il collegio peritale da lui presieduto, che a lungo, immediatamente dopo la strage del 1980, si occupò dell'analisi dei reperti del velivolo precipitato, è arrivato a conclusioni diverse: che il DC9 Itavia cadde a causa di una bomba esplosa a bordo, in particolare nella toilette posteriore del velivolo.
"Per quattro anni lavorammo sulla base teorica dei pochi argomenti che avevamo a disposizione, perché il relitto del DC9 non era stato ancora recuperato in fondo al mar Tirreno - ha spiegato -. Quando venne recuperato mi presi la responsabilità di ricostruire il velivolo grazie ad un accordo con l'Alitalia, che ci fornì l'ottimo ingegner Sabatini, il quale riuscì a rimettere insieme ogni pezzo dell'aereo riportato in superficie".
"Analizzando il relitto ricostruito all'85% arrivammo subito alla conclusione che non poteva essere stato un missile la causa del disastro". Il motivo? "I missili investono l’oggetto con migliaia di schegge e sul DC9 non c’erano schegge né all’interno, né all’esterno. Come non c’era un foro da una parte all’altra del velivolo. Al contrario, era evidente che vicino alla toilette posteriore dell’aereo si fosse verificata una forte esplosione; le modifiche esistenti all’interno dell’aereo parlavano chiaro in merito allo scoppio di un ordigno".
Misiti, su questo, sembra non avere dubbi. "Voglio ricordare che anche i magistrati che lavoravano col giudice Priore e che in un primo momento erano stati influenzati dalla suggestione del missile, quando approfondirono la nostra perizia, si convinsero che avevamo ragione, che era stata una bomba a causare la strage di Ustica", ha detto ancora nel corso della trasmissione televisiva.
E ha poi attaccato coloro che, "in situazioni del genere" puntano "al guadagno", a fare strada: non solo Priore, ma anche "Daria Bonfietti, nominata prima deputato, poi senatore, senza aver mai fatto politica, solo perché presidente di un'associazione dei parenti delle vittime". Associazione che a suo dire, come altre, sarebbe a sostegno della tesi del missile, non supportata, però, da "dati di fatto e perizie tecniche".
Si tratta, in realtà, della tesi riconosciuta anche in sede civile e risarcitoria. L'ipotesi è che il DC9 si sia ritrovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo, venendo bersagliato da un missile lanciato da un caccia francese o Nato verso forze aeree libiche. Qui le nuove rivelazioni dalla Francia.