Il silenzio è uno stato di quiete che pochi riescono a sopportare: avete mai provato a trascorrere del tempo fermi, e zitti? Riuscite? E per quanto? Senza allontanarci troppo dalle abitudini quotidiane, basta osservare gli ambienti che frequentiamo per appurare la totale assenza di silenzio: dall'estetista, al bar, nei supermercati. Sono luoghi che contengono perturbazioni sonore, musiche, e nella stragrande maggioranza dei casi non sono richiesti. Oggi che è possibile far partire le playlist senza neppure avvicinarsi agli apparecchi, e che basta chiedere ad Alexa un pò di musica per averla, è più facile trovare rumore che silenzio.
Ne parliamo con l'insegnante Volpetti, e la dottoressa Ciancio. Bisogna trovare il silenzio dentro se stessi, cioè avere anche la capacità di mettere a tacere anche i pensieri: difficilissimo. "Viviamo in un’epoca dove tutto è accelerato, e respiriamo questa modalità di vivere fin da piccoli, non solo, veniamo educati all’arte del fare: i bambini non vengono messi più nella condizione di annoiarsi, e così quel momento di vuoto che in realtà contiene in se il seme della creatività, viene coltivato di rado - ha spiegato Giovanna Volpetti - nell’era digitale e dell’iperattività mentale le persone vivono una vita veloce, la società ci riempie di scadenze, di una lista infinita di cose da fare, come se la vita fosse una grande corsa verso la vetta dove è vietato fermarsi."
Giovanna Volpetti, durante una lezione di yoga
L'impossibilità di stare in silenzio, pur volendo, porta ad un aumento dello stress, ansia, e ad una riduzione della ricerca della quiete pur avendo portato a termine le attività quotidiane. "L’essere umano è un essere sociale e necessita di comunicare, non solo per soddisfare i suoi bisogni, ma anche per definirsi attraverso il confronto. La nostra identità è un dono sociale mediato dalla comunicazione - ha fatto Letizia Ciancio - siamo esseri sociali bisognosi di comunicare, che implica emettere suoni, più o meno simbolici, ma anche creare una condizione di silenzio tale per cui questi vengano ascoltati…"
Anche il silenzio è una forma di comunicazione, probabilmente più forte di quella verbale. Gli esperti si trovano d'accordo sul fatto che il silenzio fa più rumore delle parole, è nel silenzio che diciamo ciò che è davvero importante. "Il silenzio del resto, la non risposta, se pur paradossale, può rappresentare una potente forma di comunicazione, intenzionale o meno che sia: può indicare un malessere psicologico, ma anche una ribellione… un po’ come il passivo aggressivo che manifesta la sua aggressività nel non agire. Non si può non comunicare insegna Watzlawick - ha aggiunto Ciancio - quindi anche il silenzio comunica, spesso in modo assai più potente e rumoroso, proprio per il fatto di essere difficile da interpretare e da sostenere." E' anche il silenzio può essere associato alle emozioni negative, alla tristezza, al disagio, o, volendo rovesciare la prospettiva, alla consapevolezza.
Così l'unico modo per tornare a se stessi, e ascoltarsi davvero, è imparare a meditare. "La via dello yoga invita ad esplorare, a cavalcare l’onda del respiro per arrivare nella tua casa interiore, il corpo si fa leggero e la mente inoperosa giace e riscopre l’azione nell’inazione, senza giudizio. Il silenzio che si crea tra un pensiero e l’altro è quello terapeutico - ha affermato Volpetti - nella sospensione del pensiero possiamo rallentare, quelle che nello yoga vengono chiamate le vritti, ovvero i pensieri eccesivi."
Giovanna Volpetti, durante una lezione di yoga
Prim'ancora di sperimentare la meditazione, cosa buona e giusta per ognuno, sarebbe bello cominciare a ridurre il rumore inutile, talvolta molesto, di cui sopra. Una vita senza musica sarebbe un errore, ma anche una vita troppa musica non richiesta lo è, così come una quotidianità dove si parla del superfluo. "Le nostre società sono inquinate, non solo a livello atmosferico e acustico. Siamo circondati da rumori, dentro e fuori le abitazioni, a cui siamo oramai praticamente assuefatti, salvo rendercene perfettamente conto durante la Pandemia da CoVid19, quando abbiamo riscoperto il cinguettio degli uccellini - si è congedata la dottoressa Ciancio - di prima mattina in sostituzione al fracasso delle auto nel traffico…"
La necessità di riempire le giornate col rumore di strumenti come la radio e la televisione, pur non ascoltandoli, risponde alla voglia di riempirsi di suoni altri che silenziano il nostro, quello interiore. Ripartire dal silenzio non solo vuol dire ripartire da se stessi, ma anche dalla verità, vera e profonda.