Un nuovo studio scientifico ha evidenziato un legame sorprendente tra la salute dell'intestino e il rischio di sviluppare demenza.
Ricerche condotte su un ampio campione di persone hanno rivelato che un intestino infiammato può aumentare significativamente la probabilità di incorrere in declino cognitivo e demenza.
Questa scoperta apre nuove strade nella comprensione delle malattie neurodegenerative e sottolinea l'importanza di una corretta salute intestinale per il benessere generale, incluso quello del cervello.
Un recente studio ha confermato un forte legame tra 10 specie di batteri intestinali e il morbo di Alzheimer. Analizzando numerosi studi sulla connessione intestino-cervello, i ricercatori hanno identificato 6 specie batteriche (Adlercreutzia, gruppo Eubacterium nodatum, Eisenbergiella, gruppo Eubacterium fissicatena, Gordonibacter e Prevotella9) come protettive contro l'Alzheimer, mentre altre 4 specie (Collinsella, Bacteroides, Lachnospira e Veillonella) sono considerate un fattore di rischio per la malattia.
Questi batteri possono secernere acidi e tossine che attraversano la mucosa intestinale e interagiscono con il gene APOE, un noto fattore di rischio per l'Alzheimer, e di conseguenza scatenano una risposta neuroinfiammatoria che può favorire la neurodegenerazione.
La disbiosi intestinale, uno squilibrio nel microbiota, potrebbe dunque innescare e promuovere l'Alzheimer. Jingchun Chen, ricercatore dell'UNLV, sottolinea che, mentre i geni determinano in parte il rischio di malattia e l'abbondanza di batteri intestinali, modifiche al microbioma intestinale attraverso probiotici e dieta possono avere effetti positivi sul sistema immunitario, l'infiammazione e la funzione cerebrale.
Perché è rilevante?
Attualmente, solo il 40% dei casi di demenza è attribuibile a fattori di rischio modificabili conosciuti. Pertanto, è molto importante identificare nuovi fattori per ridurre l'incidenza di queste malattie in futuro.
L'alterazione del microbiota intestinale, influenza la risposta immunitaria e l'interazione con il sistema nervoso, che è fondamentale per le funzioni cognitive.
La disbiosi del microbiota intestinale favorisce la produzione di tossine che potrebbero contribuire alla deposizione di proteine beta-amiloidi e a una risposta infiammatoria, come osservato negli animali. Ecco perché c'è un collegamento tra intestino infiammato e demenza.
Un team di ricercatori ha scoperto un potenziale collegamento tra il microbiota intestinale e la malattia di Alzheimer. Lo studio, condotto su ratti, ha evidenziato che il trapianto di feci da pazienti con Alzheimer in animali sani può indurre alcune alterazioni tipiche della malattia, come:
I ricercatori ipotizzano che alcuni batteri intestinali producano molecole in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e raggiungere il cervello. Queste molecole potrebbero influenzare la neurogenesi e la funzione cerebrale e contribuire ai sintomi dell'Alzheimer.
Le persone che hanno precedentemente sofferto di malattie intestinali hanno un rischio significativamente più elevato di demenza (5,5%) rispetto alle persone senza sintomi (1,4%).
E non è tutto: i pazienti hanno sviluppato i sintomi della demenza relativamente prima rispetto ai soggetti sani di confronto. Lo studio non ha riscontrato differenze tra le due malattie intestinali, colite ulcerosa e morbo di Crohn, né tra i sessi.
Lo studio osservazionale suggerisce che esiste quindi un'associazione significativa tra la malattia cronica intestinale e il successivo sviluppo della demenza.
Questa scoperta apre nuove strade per la ricerca sul morbo di Alzheimer. Se confermata da ulteriori studi, potrebbe portare a nuove modalità di prevenzione e nuove terapie.
È importante sottolineare che lo studio è stato condotto su animali e che sono necessarie ulteriori ricerche per confermare i risultati nell'uomo.