Sono quasi tre milioni le persone che domani 28 giugno 2024 si recheranno alle urne per le elezioni parlamentari in Mongolia. Il Paese, governato dal Partito del Popolo Mongolo, è colpito da una forte inflazione da un anno e tantissimi cittadini denunciano corruzione all'interno delle istituzioni pubbliche. Il centrodestra proverà ad ottenere più seggi rispetto al 2020.
Le elezioni che si terranno domani sono le prime dopo l'approvazione dell'emendamento costituzionale da parte del Gran Hural - parlamento mongolo - dello scorso anno che prevede l'aumento dei parlamentari da 76 a 126. Le urne domani saranno aperte dalle 7 alle 22 (ora locale).
Nelle ultime elezioni tenutesi el 2020, il Partito del Popolo ha ottenuto la maggioranza assoluta di 62 seggi su 76, formando così un governo. Il nuovo esecutivo ha subito dovuto far fronte alle proteste nel 2021 contro la corruzione che hanno portato alle dimissioni del primo ministro Khürelsükh. Nuove manifestazioni si sono tenute del 2022 dopo uno scandalo politico che è costato allo Stato 12,9 miliardi di dollari.
Lo Stato dell'Asia del Nord va al voto tra la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni dopo gli ultimi quattro anni e il timore dell'inflazione. Una situazione che per ora non sembra favorire nessuno dei principali partiti e potrebbe riconfermare l'esecutivo di centrosinistra. Il 2 giugno 2023 il Grande Hural di Stato ha approvato un emendamento costituzionale, aumentando il numero dei parlamentari da 76 a 126. Quindi ci saranno più deputati nel prossimo parlamento.
Non solo inflazione e corruzione. I mongoli sono preoccupati anche dalla disparità sociale, più volte i cittadini hanno affermato - intervistati da emittenti locali e straniere - che pochi conducono una vita agiata mentre moltissime persone hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, soprattutto a fronte della recente crisi economica.
Ulan Bator di recente ha esteso la sua politica estera oltre l'Asia, attirando molti dissensi. Il governo di centrosinistra ha più volte provato ad intavolare trattative con gli Usa e l'Ue, una mossa che non è condivisa da tutti. Alcuni ritengono più vantaggiosi i rapporti con le vicine Cina e Russia.
Oltre alla Mongolia, domani si voterà per le presidenziali in Iran ed in Mauritania.