Italia-Svizzera è la partita del dentro o fuori e oltre la tecnica serve calma e sangue freddo. E' vero che sono professionisti super pagati ma anche i calciatori hanno un cuore e possono sentire il peso di una sfida. Il cammino degli azzurri ai campionati europei in Germania non è stato, per ora, rose e fiori ma lacrime e sangue. L'urlo di soddisfazione per la bella vittoria con l'Albania ci è stato ricacciato in gola dalla Spagna che ci ha battuto sul piano del gioco oltre che del risultato per arrivare al sofferto pareggio con la Croazia.
Ora l'Italia è attesa dalla Svizzera e nell'archivio dei ricordi di questo torneo continentale torna alla mente il pensiero del commissario tecnico Luciano Spalletti alla vigilia della partenza per la Germania. Di fronte ai giornalisti disse: "Siamo protagonisti del sogno di ciascun italiano che usciva col pallone sotto braccio e rientrava di sera con la faccia stanca, le ginocchia spaccate, la maglia sudata. Per loro noi siamo degli eroi, dei giganti, dobbiamo crearci questa corteccia, questa scocca del calciatore che non soffre ambientazioni, livelli di tornei, importanza di partite, dobbiamo andare lì e far vedere che i giganti e gli eroi non hanno timore di giocarsi una partita di calcio. Ognuno di noi deve avere la sua cassetta degli attrezzi per svitare e avvitare ciò che si serve".
Ecco, con la Svizzera i nostri eroi dovranno ricordarsi di generazioni di ragazzi che la sera tornavano a casa con le ginocchia sbucciate e la maglia sudata dopo una partita nel campo parrocchiale o nella strada. Poi sono nate e cresciute le scuole calcio, le ginocchia non si spaccano perché il campo è verde e dopo l'allenamento si fa la doccia. I talenti nascevano allora e speriamo che siano nati anche quelli che giocano oggi in Nazionale.
Stefano Bisi