Nella giornata di oggi, 28 giugno 2024, il giudice del Tribunale di Rimini conferirà a un super perito l'incarico per svolgere gli accertamenti irripetibili sui 15 reperti complessivi riguardanti l'omicidio della 78enne Pierina Paganelli, consumatosi lo scorso 3 ottobre in via del Ciclamino. A riportarlo è l'Agi.
Da tali esami che, su richiesta del pool difensivo dell'unico indagato, Louis Dassilva, saranno effettuati in sede di incidente probatorio, si potranno capire molte cose: ad esempio se le tracce ematiche rilevate sulla scena del crimine siano riconducibili al 35enne senegalese oppure ad altre persone.
Ad occuparsene sarà il professor Emiliano Giardina, esperto di genetica medica all’università Tor Vergata di Roma, a cui l'incarico sarà conferito formalmente oggi in Tribunale: sempre secondo l'Agi, lo stesso dovrà adempiere sia alle richieste della difesa che a quelle del pm che segue le indagini, Daniele Paci.
Negli scorsi giorni intanto Dassilva è stato sottoposto a un interrogatorio di oltre otto ore. Quando è uscito, scortato dalla consulente Roberta Bruzzone e dall'avvocato Riario Fabbri, ha detto solo: "È andato tutto bene".
Aveva la faccia stanca, provata: stando a quanto emerso finora, dagli inquirenti sarebbe stato chiamato a ripercorrere - nelle ore in cui è stato al Palazzo di Giustizia - l'intera vicenda, partendo dal "prequel", per usare il termine scelto dalla Bruzzone, cioè l'inizio della relazione extraconiugale tra lui e Manuela Bianchi, nuora della vittima.
Sembra un aspetto di poco conto, ma in realtà è importantissimo: secondo chi indaga infatti l'omicidio potrebbe essere scaturito proprio da questa storia. L'ipotesi è che Pierina, avendola scoperta, fosse diventata, agli occhi dei diretti interessati, "scomoda". E che per questo Louis possa averla uccisa.
Se sia la pista giusta saranno le indagini a chiarirlo. Louis, di certo, si proclama innocente. Supportato dalla moglie Valeria Bartolucci, che di fatto è il suo alibi per la sera dell'omicidio, ha sempre dichiarato di essere estraneo ai fatti.
Così come hanno dichiarato di esserlo le altre persone attenzionate dalle indagine (e, ricordiamolo, mai inadagate): Manuela e il fratello Loris Bianchi. Stando alla loro versione dei fatti, avrebbero trascorso la sera del 3 ottobre insieme a casa di lei.
A dimostrarlo ci sarebbero delle foto scattate all'interno dell'appartamento attorno alle 22.45, ma anche la testimonianza della figlia 16enne della donna, nipote di Loris, che era con loro (e che però in un primo momento sostenne di aver visto lo zio uscire verso le 22, prima dell'omicidio).
È possibile che uno di loro stia mentendo?, ci si chiede. Di certezze non ce ne sono. L'unica è che Pierina, appena rincasata in auto da un incontro di preghiera dei Testimoni di Geova al quale aveva partecipato, fu uccisa da qualcuno che non solo conosceva lei e le sue abitudini ma che, con molta probabilità, la odiava anche.
Perché altrimenti avrebbe dovuto colpirla con 29 coltellate, simulando una violenza sessuale? I figli, difesi dagli avvocati Marco e Monica Lunedei, si aspettano verità e giustizia. La sensazione è che manchi davvero poco per arrivarci. Ce lo aveva confidato anche la loro legale in un'intervista: "Arriveranno delle risposte e quelle risposte saranno ben motivate e ben supportate", ci aveva detto, confidando nel lavoro degli inquirenti.