29 Jun, 2024 - 10:30

Il caso di Robert Hansen, il serial killer noto come "cacciatore d'Alaska" o "panettiere macellaio"

Il caso di Robert Hansen, il serial killer noto come "cacciatore d'Alaska" o "panettiere macellaio"

Dai giornali americani è stato spesso chiamato il cacciatore d’Alaska o il panettiere macellaio perché uccideva le sue vittime dopo averle inseguite nei boschi, trasformandole in delle prede da cacciare e abbattere. Robert Hansen, scomparso all’età di 75 anni nel 2014, è stato uno spietato serial killer: nonostante sia stato condannato per soli quattro omicidi, si pensa che abbia mietuto più di 20 vittime. Per parlare del suo caso dobbiamo fare un passo indietro.

Il caso del serial killer Robert Hansen

Dall'infanzia ai matrimoni

Robert Hansen nasce in Iowa da una famiglia di panettieri: la madre, Edna, è fragile e remissiva; il padre, Christian, severo e autoritario. Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza se ne sta spesso in solitudine: gli altri bambini e ragazzi lo schivano oppure lo prendono in giro per i suoi problemi di acne e di balbuzie.

A scuola non va troppo bene: si vergogna perfino delle maestre. La sua unica passione è la caccia: inseguendo le prede che di volta in volta prende di mira si sente libero, sicuro. Nel 1957, raggiunta la maggiore età, parte per fare il soldato; quando torna, lavora come apprendista a Pocahontas dove, nel 1960, si sposa.

Ha soli 22 anni. Poco dopo viene arrestato con l’accusa di aver dato fuoco al garage degli scuolabus della cittadina e viene condannato a tre anni di reclusione. La moglie, mentre è detenuto, chiede il divorzio. Dopo un ricovero in psichiatria e diverse condanne per piccoli reati Hansen si trasferisce in Alaska. È il 1967. Con lui porta un’altra donna, la sua seconda moglie.

Le condanne per furto e gli omicidi

Si chiama Darla e, prima di diventare un’insegnante di sostegno, ha lavorato come cameriera per l’attività della sua famiglia. È una donna di chiesa, timida e affettuosa: Robert sente per la prima volta di essere capito.

Nello Stato che li accoglie avvia una panetteria; per spostarsi si compra un piccolo aereo privato. E nel frattempo caccia. Non solo alci, orsi, lupi e mufloni, animali che poi conserva come trofei in casa, ma anche donne. Dopo essere stato arrestato per diverse volte con l’accusa di furto, inizia, infatti, ad uccidere.

Lo fa per la prima volta nel 1971. Le sue vittime sono spesso prostitute o ballerine nei night club: donne sole, bisognose di denaro. Hansen le attira promettendo loro soldi; chiede soprattutto fellatio. Come nella caccia, anche nel sesso vuole controllare. Poi le rapisce, le fa correre attraverso la vegetazione, le violenta e toglie loro la vita.

Nessuno si accorge che è pericoloso. Come altri serial killer è organizzato e ben inserito nel tessuto sociale e riesce ad eludere i sospetti di coloro che in quegli anni ad Anchorage indagano sulle misteriose scomparse di diverse donne.

Il ritrovamento dei corpi delle vittime e l'arresto di Robert Hansen

Qualcosa cambia nel 1982, quando due agenti fuori servizio scoprono, nel corso di una battuta di caccia nei boschi, un corpo nudo, ormai decomposto. Dagli accertamenti emerge che appartiene a una donna, una certa Sherry Morrow, e che si trova lì da almeno un anno.

In città scatta l’allarme: gli investigatori iniziano a pensare che dietro le sparizioni di sempre più donne possa esserci un serial killer. Poi, nel 1983, una 17enne di nome Cindy Paulson viene intercettata sulla strada da un poliziotto con tutta l’aria di essere sconvolta.

Ai polsi ha delle manette; racconta subito di essere stata rapita, immobilizzata e violentata e di aver rischiato di morire. Qualcuno, rimettendo insieme i pezzi, collega i diversi casi e, grazie alla testimonianza della giovane – che per miracolo era riuscita a fuggire - arriva ad Hansen.

Nella sua casa vengono trovati i gioielli appartenuti ad alcune delle donne scomparse, ma c’è anche una mappa con diverse X: messo alle strette, l’uomo confessa che si tratta dei luoghi in cui ha sepolto le sue vittime.

Si pensa che ne abbia mietute tra le 17 e le 21, ma di solo quattro ha confessato di essere l’assassino: condannato a 461 anni di carcere, nel 2014 si è spento a causa di una malattia nel carcere di Seward. Aveva 75 anni e ancora oggi viene ricordato come uno dei serial killer più spietati di quella parte d’America.

Ne parleranno i giornalisti Fabio Camillacci e Gabriele Raho e il criminologo Marino D’Amore, sociologo della comunicazione all’Unicusano, nella prossima puntata di Crimini e criminologia, che andrà in onda domenica 30 giugno dalle 21.30 alle 23.30 su Cusano Italia Tv (canale 122 del digitale terrestre). Tra i casi già trattati, quello del macellaio di Mons.

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Sara D'Aversa
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