La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli che, nel 2015, ha ucciso suo zio Mario, un imprenditore di Marcheno, nel bresciano. Secondo la ricostruzione dei giudici, il nipote avrebbe gettato il corpo dello zio nel forno della fonderia di famiglia.
Secondo i giudici dell’appello, nel 2022, Giacomo Bozzoli è l’unica persona in cui coesistevano sia un odio ostinato e incontenibile verso la vittima, sia un interesse economico a ucciderla, legato agli interessi societari e familiari. Lo zio Mario era colpevole, a suo avviso, di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri membri e di ostacolare i suoi affari.
Secondo le indagini, Giacomo avrebbe aggredito lo zio vicino ai forni, ma avrebbe poi affidato il compito di gettare il corpo nel forno a un dipendente dell’azienda, Giuseppe Ghirardini. Quest'ultimo è scomparso sei giorni dopo la scomparsa di Bozzoli. Il suo corpo è stato ritrovato il 18 ottobre 2015 nei boschi di Case di Viso, ucciso da una capsula di cianuro trovata nel suo stomaco.
La sera dell’8 ottobre 2015, Mario Bozzoli fece l'ultima telefonata alla moglie intorno alle 19.15, discutendo di una cena in una trattoria vicina. Alle 19.18, si verificò una fumata anomala nel grande forno della fonderia: è in quel momento che il corpo di Mario sarebbe stato bruciato. Già dal giorno successivo alla sua scomparsa si ipotizzò l’omicidio. Sei giorni dopo, un'altra morte: Giuseppe Ghirardini, operaio della fonderia, fu trovato morto a Case di Viso, in Valcamonica. Nelle carte della Corte d’assise d’appello di Brescia, Ghirardini viene indicato come una delle due persone che, oltre a Giacomo Bozzoli, erano presenti nel "ristretto ambito spaziale e temporale" dell'omicidio. A casa sua furono trovati 5.000 euro in contanti, forse come compenso per aver contribuito alla distruzione del cadavere. L’altro nome menzionato è quello di Oscar Maggi: le indagini a suo carico si sono concluse da poco e la Procura chiederà a breve il rinvio a giudizio per concorso in omicidio.