Nel 2024, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) ha registrato un incremento storico dell'occupazione nei Paesi aderenti. Tuttavia, l'inflazione continua a rappresentare una sfida significativa, influenzando negativamente gli stipendi reali dei lavoratori. Secondo l'Employment Outlook 2024, solo 19 dei 35 Paesi Ocse sono riusciti a riportare i livelli salariali ai valori pre-2020. E in Italia, ça va sans dire, gli stipendi sono ancora troppo bassi.
Tra le principali economie Ocse, l'Italia ha subito il maggior calo dei salari reali. Nel primo trimestre del 2024, i salari reali in Italia erano più bassi del 6,9% rispetto ai livelli pre-pandemia del 2019. Questo dato pone l'Italia al terzultimo posto tra i Paesi Ocse per quanto riguarda la crescita dei salari reali, superando solo Repubblica Ceca e Svezia. In confronto, la Germania ha registrato un calo del 2%, mentre la Francia ha mostrato una lieve crescita dello 0,1%.
Nonostante il quadro complessivo sfavorevole, alcuni segnali positivi emergono dai dati Ocse. Grazie ai rinnovi di importanti contratti collettivi, soprattutto nel settore dei servizi, la percentuale di dipendenti del settore privato coperti da contratti scaduti è scesa dal 41,9% del 2023 al 16,7% nel 2024. Questo ha contribuito a una crescita dei salari negoziati del 2,8% rispetto all'anno precedente.
Il rapporto Ocse prevede che la crescita dei salari reali in Italia rimarrà contenuta nei prossimi due anni. Si stima che i salari nominali aumenteranno del 2,7% nel 2024 e del 2,5% nel 2025. Questi aumenti, sebbene inferiori a quelli della maggior parte degli altri Paesi Ocse, dovrebbero comunque consentire un parziale recupero del potere d'acquisto perduto, con l'inflazione prevista all'1,1% nel 2024 e al 2% nel 2025.
Malgrado l'aumento dell'occupazione, il basso livello degli stipendi reali in Italia rimane una preoccupazione significativa per l'Ocse. Il calo del 6,9% rispetto al 2019 sottolinea la difficoltà del nostro Paese nel recuperare il terreno perduto. Questa situazione è aggravata dal fatto che molti altri Paesi Ocse stanno registrando aumenti annuali dei salari reali, anche in un contesto di inflazione decrescente.
L'Ocse ha rilevato che i salari reali stanno crescendo su base annua nella maggior parte dei Paesi membri, principalmente a causa del calo dell'inflazione. Tuttavia, nonostante questo recupero, i salari reali rimangono al di sotto dei livelli del 2019 in molte nazioni. L'organizzazione sottolinea che gli utili aziendali stanno iniziando a compensare alcuni aumenti del costo del lavoro, e che c'è ancora spazio per ulteriori incrementi salariali, data l'assenza di una spirale prezzi-salari.
Il rapporto Ocse evidenzia anche l'importanza della transizione ecologica nel mondo del lavoro. Attualmente, il 20% dei posti di lavoro nell'area Ocse riguarda l'economia green, mentre un ulteriore 7% è concentrato in settori ad alta intensità di emissioni di gas serra. Questo cambiamento potrebbe avere impatti negativi solo sul 7% della forza lavoro, ma questi settori sono responsabili dell'80% delle emissioni totali di gas serra.
Per affrontare le sfide della transizione ecologica, l'Ocse sottolinea l'importanza di implementare nuove politiche di sostegno ai redditi e alla transizione dei posti di lavoro. Queste misure si pongono l’obiettivo di proteggere i lavoratori impiegati nei settori ad alta intensità di emissioni e per promuovere una crescita sostenibile e inclusiva.