Ci si può rifiutare di lavorare se fa molto caldo? Come a dire: è arrivata l'estate con temperature che salgono vertiginosamente, e ci si può astenersi dal lavoro senza rischiare lo stipendio o il licenziamento.
Su tutto il territorio nazionale, le temperature salgono. Non si tratta di un disagio isolato: il caldo, oltre a mettere a rischio la salute dei lavoratori, mina anche alla sicurezza sul lavoro, specialmente laddove non sono presenti o non è possibile attivare sistemi di refrigerazione dell'aria. Vediamo insieme cosa dice la legge.
L'altra faccia del caldo è l'assenza di una vera e propria normativa, sia in Italia che nell'Unione Europea, che determini i limiti e le temperature massime oltre le quali è consentita l'astensione dal lavoro. Eppure, gli evidenti cambiamenti climatici avrebbero dovuto accelerare l'introduzione di una norma ad hoc.
Le alte temperature rappresentano un alto rischio per la salute e soprattutto per la sicurezza dei lavoratori, come sottolineato in diverse direttive dell'Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), nelle quali sono state spiegate le indicazioni su come gestire le situazioni di esposizione dei lavoratori a temperature elevate.
Come riportato da laleggepertutti.it, è necessario prevenire il rischio termico attraverso una valutazione proattiva. Pertanto, nell'ipotesi in cui le temperature superino i 30 gradi con un'umidità oltre il 70%, è indispensabile garantire adeguate misure di mitigazione del rischio e di adattamento all'impatto atmosferico.
In questi casi, è necessario anticipare i tempi, attuando misure pronte a refrigerare l'aria nelle ore più calde. Inoltre, è indispensabile valutare con largo anticipo l'esposizione alle temperature elevate delle attività lavorative durante i periodi estivi.
In generale, si tratta di misure preventive documentate nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) e nel Piano Operativo di Sicurezza (POS), così come previsto dal Decreto Legislativo n. 81/2008, nel quale è riportata la disciplina sulla salute e sicurezza sul lavoro.
D'altra parte, è importante considerare che il grado di rischio non è uguale per tutti i lavoratori: esistono categorie di lavoro più esposte alle alte temperature e, quindi, più vulnerabili al caldo. Si pensi ad esempio ai lavoratori agricoli, agli operai del comparto edile e così via.
In molti casi, i lavoratori svolgono le loro attività nelle ore di picco, le ore pomeridiane di maggior rischio con temperature che salgono vertiginosamente tra le 14:00 e le 17:00. Pertanto, appare indispensabile che i lavoratori adottino misure idonee a garantire la sicurezza sul lavoro.
L'articolo 2087 del Codice Civile dispone che i datori di lavoro sono tenuti a preservare la salute dei lavoratori, ampliando le misure necessarie per garantire adeguate condizioni di lavoro, come ad esempio:
In particolare, il suddetto articolo (Art. 2087), in tema di Tutela delle condizioni di lavoro, recita:
Secondo la sentenza della Cassazione n. 2015, il lavoratore può rifiutarsi di lavorare in condizioni di caldo estremo, se l'azienda non ha adottato le opportune misure di sicurezza previste dalla norma. In questo caso, il lavoratore può dimettersi per giusta causa.
Va detto che i lavoratori possono segnalare all'Ispettorato del Lavoro le aziende che non rispondono alle regole normative sui rischi per la salute, e quindi anche per il caldo estremo. L'Ispettorato si adopererà per accertare l'inadempienza della legge e applicare le sanzioni di rito.
Oltretutto, per le alte temperature che superano i 35/40 gradi, le aziende possono richiedere la Cassa Integrazione Guadagni (CIG), sospendendo l'attività lavorativa e preservando così la salute dei lavoratori e le condizioni di lavoro.