Il settore degli stabilimenti balneari in Italia è attualmente al centro di dibattiti e polemiche, dovuti principalmente al mancato rispetto della direttiva europea Bolkestein e alla discrepanza tra i redditi dichiarati e quelli effettivi. Con circa 7.244 imprese balneari operanti sul territorio, di cui solo 2.270 che regolarmente depositano i bilanci, questa industria è un elemento chiave dell'economia turistica italiana. Tuttavia, il tema delle concessioni, i guadagni effettivi e la trasparenza fiscale continuano a essere questioni cruciali. Ma quali sono i guadagni di uno stabilimento balneare? Facciamo un’analisi media dei bilanci, tra entrate e uscite, mentre qui potete scoprire le cause dello sciopero.
In Italia, il settore dei lidi balneari è costituito da 7.244 imprese, la maggior parte delle quali sono piccole e medie aziende. Di queste, solo 2.270 depositano regolarmente i bilanci, e sono principalmente costituite in forma di società di capitali, in particolare SRL. Il settore impiega circa 50.000 persone, un numero significativo se consideriamo la stagionalità dell'attività.
Gestire uno stabilimento balneare in Italia richiede il rispetto di rigide normative, sia in termini di requisiti strutturali che igienico-sanitari. Gli stabilimenti devono soddisfare i seguenti requisiti minimi:
Il fatturato di uno stabilimento balneare può variare significativamente in base a diversi fattori, come la localizzazione, le dimensioni della struttura, i servizi offerti e la durata della stagione balneare. In media, un lido di medie dimensioni può generare un fatturato annuo che oscilla tra i 100.000 e i 300.000 euro. Tuttavia, stabilimenti più grandi o situati in località turistiche di alto profilo possono superare i 500.000 euro di fatturato annuo.
La redditività netta, ovvero il guadagno al netto dei costi operativi, può variare dal 20% al 40% del fatturato. Questo significa che su un fatturato di 200.000 euro, un gestore di stabilimento balneare potrebbe guadagnare tra 40.000 e 80.000 euro all'anno. I costi principali da considerare includono la manutenzione e la pulizia delle strutture, le utenze, i salari del personale, le tasse locali e l'assicurazione.
I guadagni di uno stabilimento balneare dipendono non solo dal numero di ombrelloni affittati, ma anche dai servizi aggiuntivi offerti. Un lido con circa 500 ombrelloni che riesce a riempire completamente la spiaggia potrebbe guadagnare fino a 225.000 euro al mese solo dagli affitti degli ombrelloni, raggiungendo potenzialmente mezzo milione di euro durante l'intera stagione estiva.
A questi guadagni si aggiungono quelli derivanti da servizi extra, come bar e ristoranti, noleggio di attrezzature sportive, e organizzazione di eventi serali o notturni. Le entrate provenienti da queste attività possono aumentare significativamente il fatturato complessivo dello stabilimento, ma comportano anche un aumento dei costi di gestione.
Nonostante le elevate spese operative, il settore degli stabilimenti balneari ha registrato una crescita notevole negli ultimi anni. Tra il 2018 e il 2022, il giro d'affari è aumentato del 43,5%, mentre il numero di stabilimenti è cresciuto del 26% dal 2011. Tuttavia, la redditività netta rimane modesta. Secondo i dati, l'utile ante imposte si attesta al 4,9% del fatturato, con un utile netto medio di appena 10.000 euro annui.
Il margine di redditività di uno stabilimento balneare è influenzato da numerosi fattori. Tra i costi principali troviamo:
Uno dei principali costi per chi gestisce uno stabilimento balneare è rappresentato dalla concessione demaniale. Questa concessione consente di utilizzare una porzione di spiaggia per attività turistico-ricreative e comporta il pagamento di un canone annuo. Nel 2023, il costo medio di una concessione demaniale è di 3.377 euro annui, leggermente ridotto a 3.225,5 euro nel 2024 a causa del rallentamento dell'inflazione. Questo rappresenta un significativo incremento rispetto agli anni precedenti, quando il minimo era fissato a soli 360 euro, prima dell'intervento del governo Draghi che ha elevato la soglia minima a 2.500 euro.
Secondo un report di Legambiente del 2023, l'incidenza media del canone demaniale sul fatturato di uno stabilimento balneare è estremamente bassa, oscillando tra l'1,2% e l'1,3%. Questo dato mette in luce come, nonostante gli introiti significativi del settore, il costo delle concessioni rimanga marginale rispetto ai ricavi totali. Un esempio emblematico è rappresentato dalle spiagge di Rimini, dove le 410 concessioni contribuiscono con appena 3,19 milioni di euro alle casse del demanio, a fronte di un fatturato complessivo di centinaia di milioni di euro.