Mancano davvero pochissimi mesi alla conclusione dei lavori per la manovra 2025 e tra ipotesi e smentite, bonus confermati e tagliati, ci si domanda come possono cambiare gli stipendi.
Quest’anno, misure come il taglio del cuneo fiscale, il bonus mamme e l’IRPEF a tre aliquote hanno favorito molti lavoratori, con il risultato di avere buste paga più pesanti.
Le ipotesi per la prossima manovra finanziaria sono ancora tante, ma ci sono alcuni capisaldi che difficilmente vedremo svanire.
Tra i tanti dubbi, vediamo quali sono le poche certezze e ragioniamo su come potranno essere gli stipendi nel 2025.
La misura forse più sicura che finirà nella manovra 2025 è il taglio del cuneo fiscale. La percentuale dei contributi viene abbassata di 7 punti per i lavoratori con reddito fino a 25.000 euro e di 6 punti per i dipendenti con reddito compreso tra i 25.000 euro e i 35.000 euro.
Il taglio del cuneo fiscale permette ai lavoratori di ritrovarsi uno stipendio più alto: parliamo, mensilmente, di quasi 100 euro.
La differenza dei contributi passa, poi, a carico dello Stato, in modo tale che il taglio non abbia conseguenze sulla pensione futura.
Il Governo sembra avere tutta l’intenzione di riconfermare la misura anche per il 2025, anche se, almeno per ora, non sappiamo se subirà qualche cambiamento. Si presuppone rimarrà la stessa.
La riforma dell’IRPEF ha avuto un discreto impatto sugli stipendi. Nulla di eclatante, ma considerato insieme ad altri interventi possiamo dire che abbia fatto bene il suo lavoro.
La sua conferma sembrerebbe essere certa, ma ancora non è ben chiaro in che misura. L’intenzione del Governo è dare una spalla di supporto al ceto medio e, per questo motivo, tagliare le tasse per i redditi medio-alti.
Con tutta probabilità non assisteremo a un’altra sforbiciata delle aliquote, quanto più a un mantenimento del sistema a tre, attualmente in vigore. Ciò che cambierà sarà l’aliquota intermedia che, secondo le intenzioni del Governo, sarà ridotta e passerà al 33%. L’aliquota intermedia riguarda proprio i redditi compresi tra i 28.000 euro e i 50.000 euro che vanno a fotografare il ceto medio italiano. Qualora le risorse fossero maggiori del previsto, si ipotizza di allagare l’aliquota fino a 60.000 euro.
È stato una delle maggiori novità in busta paga del 2024: il bonus mamme. Potrebbe essere riconfermato anche nella manovra 2025, ma con qualche differenza.
Se quest’anno la misura è stata estesa anche alle lavoratrici madri con due figli, l’anno prossimo la misura, molto probabilmente, spetterà solo con tre figli o più figli a carico.
Il bonus mamme è rivolto alle lavoratrici dipendenti, del settore pubblico e privato, anche agricolo, in somministrazione e in apprendistato e con contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Consiste nell’esonero della contribuzione previdenziale, ovvero pari al 9,19% della retribuzione, fino a un massimo di 3.000 euro annui da ripartire su base mensile.
Accanto a queste tre misure, ci sono anche altri interventi ipotizzati, ma senza troppe certezze nella loro possibile applicazione.
Il primo intervento riguarda il TFR e il modo in cui viene utilizzato: si ipotizza di trasferirlo automaticamente nei fondi pensione, per far sì che i lavoratori dipendenti abbiano un sostegno aggiuntivo nel momento in cui andranno in pensione
Al vaglio è la possibile riduzione delle tasse sui premi aziendali dall’attuale 10% al 5%. Si lavora, infine, sui fringe benefit, ipotizzando di alzare la soglia per i lavoratori dipendenti senza figli.