Una battaglia legale lunga trentacinque anni. Martedì 1 ottobre, si è tenuto presso il Tribunale di Cosenza il processo di primo grado per la morte del calciatore ferrarese Denis Bergamini avvenuta il 18 novembre 1989. Ma qual è stato l’esito della sentenza? La Corte d’Assise di Cosenza era chiamata a giudicare Isabella Internò, ex fidanzata del giocatore del club calabrese, imputata per concorso in omicidio volontario per il decesso del compagno.
Il caso è stato inizialmente chiuso come suicidio ed è stato riaperto per ben due volte dalla Procura di Castrovillari. La Internò, da sempre professatasi innocente, era presente oggi in aula insieme ai suoi legali e ha assistito alla lettura verdetto.
Ma qual è stato l’esito della sentenza del processo Bergamini? Dopo otto ore di Camera del Consiglio la Corte d’Appello di Cosenza ha giudicato colpevole e condannato l'ex fidanzata del giocatore rossoblù Isabella Internò. La condanna? 16 anni di reclusione per concorso con ignoti in omicidio volontario. La pubblica accusa ne aveva chiesti 23. Le motivazioni saranno rese note tra novanta giorni.
Un barlume di giustizia, dunque, per tutte le persone vicine a Bergamini. Per la famiglia, per gli amici, per gli ex compagni di squadra- molti dei quali presenti oggi in aula, come l’ex Juve Michele Padovano- e per i suoi sostenitori. I tifosi rossoblù si sono riversati fuori dal Palazzo di Giustizia di Cosenza con sciarpe, cori e striscioni per manifestare e testimoniare l’immenso affetto per il loro eterno numero 8 (maglia subito dopo la morte ritirata dal club rossoblù) venuto a mancare troppo presto.
La morte di Denis Bergamini è stata un fulmine a ciel sereno non solo per il Cosenza ma per tutto il mondo del calcio. Ma come si è arrivati al processo? Facciamo un passo indietro di trentacinque anni. Era il 18 novembre 1989 quando il giocatore ferrarese, all’epoca ventisettenne e in forze nel club rossoblù, viene trovato morto sulla strada statale 106 Jonica in provincia di Cosenza, secondo le testimonianze per essersi buttato sotto a un camion.
Il dramma è stato attribuito per trent’anni a un suicidio. Poi, nel giugno 2017, su pressione della famiglia, il gip del tribunale di Castrovillari ha disposto la riesumazione del corpo di Bergamini. In questo modo si sono avviate le indagini per chiarire la causa della morte. I risultati dell’autopsia hanno scosso tutti. Secondo le perizie medico legali il decesso del calciatore non è stato provocato da un gesto volontario dell'uomo ma dal suo soffocamento, probabilmente con una sciarpa o un sacchetto. A seguito di ciò il suo corpo è stato gettato sotto un camion per inscenare il suicidio.
La prima e unica imputata è stata sin da subito l’ex fidanzata di Bergamini Isabella Internò. Per la donna, all’epoca dei fatti poco più che ventenne, l'accusa ha chiesto subito 23 anni di reclusione. Di cosa era accusata? Concorso con ignoti in omicidio volontario con aggravante della premeditazione. Dopo trentacinque anni di maschere, bugie e sofferenza (e dopo tre anni di processo), finalmente, c'è stata la sentenza di condanna.