Brutte notizie per tutti coloro che posseggono un’auto diesel in quanto, negli ultimi giorni, è riemersa la possibilità di un aumento delle accise.
Il Governo, infatti, prevede di riallineare le accise sul gasolio e anche quelle sulla benzina, dando una batosta a chi è in possesso di queste tipologie di auto.
La misura potrebbe avere un impatto significativo sui costi per i consumatori e sull’intero settore dei trasporti.
Era da un po’ di tempo che non sentivamo parlare più di accise. I riflettori, da qualche ora, sono di nuovo puntati lì, su un argomento molto spinoso e oneroso per gli automobilisti.
Il Governo sembra essere intenzionato a riallineare le accise sul gasolio a quelle della benzina, prevedendo un incremento significativo dei costi per i proprietari di veicoli a diesel.
L’accisa attuale sul gasolio è pari a 0,6174 euro al litro, mentre quella sulla benzina è 0,7284 euro al litro.
L’allineamento porterebbe inevitabilmente a un aumento del prezzo del diesel di quasi 14 centesimi al litro. Quali sarebbero le conseguenze? Un esborso annuale aggiuntivo che andrebbe ad ammontare a circa 162,50 euro per ogni automobilista con un’auto diesel. Almeno, questa è la stima fatta dalle associazioni di consumatori.
La misura è prevista dal Piano strutturale di Bilancio (Psb) 2025-2029 presentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). Le conseguenze ci saranno non solo per i consumatori, ma anche sull’intero settore dei trasporti, con un effetto boomerang senza precedenti.
Stiamo vivendo, infatti, tempi molto difficili, soprattutto da un punto di vista economico e ulteriori spese sulle tasche dei consumatori potrebbero causare seri problemi.
L’obiettivo di questo riallineamento è la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, affinché si raggiunga un risparmio di circa 2 miliardi di euro entro il 2025.
L’intervento si inserisce in un quadro molto più ampio di riforma fiscale. Rintracciamo, in questo, la volontà di migliorare l’efficienza del sistema tributario italiano e garantire una maggiore equità tra i vari settori della mobilità.
Si promuove l’uso di carburanti alternativi e rinnovabili: possiamo fare l’esempio dell’elettrico e del biodiesel. In sostanza, si va a incentivare i cittadini alla riduzione graduale ai combustibili fossili.
Questa mossa del Governo, come abbiamo visto si trova nell’ottica di una più grande strategia, e si allinea con gli obiettivi europei per la transizione ecologica.
Le associazioni hanno già espresso la loro preoccupazione sull’impatto che può generare una manovra di questo tipo. I primi a risentirsene, ovviamente, saranno gli automobilisti, con un aumento della spesa.
L’aumento delle accise sul diesel potrebbe tradursi anche in costi più elevati per i rifornimenti. Almeno è ciò che si teme. La conseguenza diretta sarebbe, quindi, una maggiore spesa per le famiglie.
Qualora il riallineamento dovesse continuare, le conseguenze si vedrebbero anche sull’intero sistema economico. Sono state già fatte le prime stime: i costi logistici potrebbero aumentare dal 10% al 15%. L’onere finirebbe, almeno nella sua gran parte, proprio sui consumatori finali.
Uno dei settori maggiormente colpito sarà quello agricolo, che fa grande uso di mezzi a gasolio. L’effetto boomerang si ripercuoterebbe direttamente sui prezzi dei prodotti alimentari. Un effetto a catena, sul quale, sarebbe bene ragionare.
Infatti, l’aumento andrebbe a impattare anche sui costi di beni e servizi, considerando che il gasolio viene ampiamente utilizzato nel trasporto di merci.
L’idea di riallineare le accise, quindi, si tradurrebbe in una potenziale batosta per gli automobilisti e con ripercussioni importanti e dirette sui prezzi dei beni e dei servizi. Anche in questo caso, infatti, i costi di trasporto più alti ricadrebbero sui consumatori finali.