Un progetto nato tre anni fa, portato avanti con passione e soprattutto con un grande desiderio: giocare a calcio indossando la maglia giallorossa della sua squadra del cuore. È nata così l'ASD Roma calcio Amputati, fondata da Arturo Mariani nel 2021: lui, nato con una gamba sola, aveva già disputato un Mondiale e due europei con la Nazionale Italiana di Calcio Amputati.
"Grazie agli sponsor, siamo riusciti a partecipare ai primi due anni del campionato amputati, in Italia attivo dal 2019" racconta a TAG24 Mariani, coach e speaker motivazionale, presidente dell'associazione. "Poi abbiamo dovuto fermarci, sia per mancanza di giocatori che di risorse economiche".
Una realtà votata all'inclusione, sempre cresciuta nel corso degli anni ma che non sta ricevendo il supporto di cui necessita per sopravvivere, come evidenziato dal suo fondatore. Nonostante lo scorso anno siano stati anche affiliati dalla AS Roma Academy. Società che, però, non ha contributo in termini economici.
Il progetto di Arturo Mariani è diventato realtà grazie al sostegno di molti professionisti del mondo sportivo- come l'ex calciatore di Serie A e campione del mondo Simone Perrotta, l'altro vicepresidente dell'associazione- e del terzo settore.
Nei primi due anni l'ASD Roma Amputati ha partecipato al campionato FISPES con altre tre squadre. Nel 2024 l'esperienza non si è purtroppo ripetuta: a causa della mancanza di fondi non è stato possibile iscriversi.
"Il campionato si tiene in quattro tappe che si svolgono in diverse parti d'Italia. I giocatori spesso arrivano da varie città, quindi l'associazione deve sostenere i costi per gli spostamenti e l'alloggio. Alcuni giocatori, inoltre, sono stranieri quindi le spese lievitano".
Oltre a questo aspetto fondamentale, ce n'è anche un altro, sottolinea il fondatore. "Le società di calcio amputati con una maggiore disponibilità di risorse hanno fatto una corsa all'acquisto dei giocatori che, a mio parere, è senza senso. Non c'è stata alcuna coesione tra le parti".
Ottenere un riconoscimento da parte della Roma è servito molto a livello di sensibilizzazione del pubblico, grazie anche alla partecipazione ad alcuni eventi. Ma non ha portato benefici economici: "Eppure basterebbe pochissimo, un miliardesimo di ciò che utilizza qualsiasi società di serie A, per andare avanti".
L'ASD Roma Calcio Amputati opera nel terzo settore, promuovendo valori come inclusione, integrazione e passione per lo sport: eppure è ancora poco conosciuta. Un aspetto che incide nella ricerca degli sponsor.
Finora sono state le piccole attività, il passaparola e le donazioni agli eventi a permettere al club di promuovere le proprie attività. La speranza è che le cose cambino per il prossimo anno.
"All'inizio io, mio padre Stefano (che è vicepresidente, ndr) e la mia compagna abbiamo gestito l'associazione a livello familiare. Ora, però è diventata una realtà importante, con 15 persone come staff e 15 ragazzi" sottolinea Arturo Mariani.
Un progetto che si è arricchito con la ProAbile Academy, una scuola di calcio inclusiva rivolta a ragazzi con ogni tipo di disabilità, che conta 11 tecnici e 15 iscritti. Iniziative a supporto di questa realtà verranno organizzate tra dicembre e gennaio: tra queste anche una 'partita del cuore'.
"Sarà una partita inclusiva in cui coinvolgeremo personaggi del mondo della televisione, influencer, ex calciatori insieme ai nostri ragazzi. Entreranno in campo anche i calciatori con le stampelle: una situazione del tutto nuova che mai nessuno aveva proposto fino a oggi. Sicuramente d'impatto" sottolinea Mariani.
"La nostra associazione che merita un sostegno diverso rispetto a quello che stiamo facendo oggi esclusivamente con le nostre forze. Ciò che ci spinge ad andare avanti è il fatto che ci arrivano richieste da tutto il mondo: ragazzi amputati, ma anche top player che si sono proposti a noi. È assurdo che manchino le risorse a una realtà così bella, sia per chi la vive che per l'intera comunità" ribadisce Mariani.
"Io ho sempre parlato con entusiasmo di questo mio sogno. Così le persone pensano che non abbia bisogno di nulla. Invece il bisogno c'è. Da soli non si va da nessuna parte, è la comunità che conta. Di disabilità si parla sempre o in termini pietistici, oppure all'esatto contrario, come se fossimo supereroi. Non c'è bisogno di estremizzare: chiediamo solo un aiuto per portare avanti le nostre attività. Perché fare sport è bello, ma noi diffondiamo un messaggio molto più grande".
Un altro progetto nato per promuovere l'inclusione delle persone con disabilità è quello di Montagne Senza Barriere, in Abruzzo.