Ci sono casi di omicidio di cui, anche dopo tanti anni, si continua a parlare. Casi di omicidio su cui, per un motivo o per un altro, i riflettori non accennano mai a spegnersi, come quello che si consumò nell’estate del 2010 ad Avetrana, in provincia di Taranto. Un caso che ha coinvolto un’intera famiglia. Per ricostruirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo.
Sarah Scazzi ha 15 anni e insieme ai familiari vive ad Avetrana, in provincia di Taranto. È in procinto di iniziare il secondo anno dell’Istituto alberghiero quando, il 26 agosto del 2010, attorno alle 14.30, esce di casa e si avvia a piedi verso l’abitazione della cugina Sabrina Misseri (22 anni, estetista), che dista appena 600 metri.
Poi, come se niente fosse, scompare nel nulla. La cugina sostiene di non averla mai vista arrivare: quando l’amica Mariangela Spagnoletti e la sorella Alessandra, 13 anni, arrivano con l’auto in via Deledda (per recuperare le due ragazze e andare in spiaggia), Sabrina, preoccupata, dice loro che Sarah non si è presentata all’appuntamento. E invano prova a chiamarla.
Scatta l’allarme, viene presentata una denuncia ai carabinieri. Iniziano le ricerche. Tra le prime ipotesi, quella che la quindicenne possa essersi allontanata volontariamente con un ragazzo più grande, oppure da sola, per raggiungere il papà nel Nord Italia.
Perché, però, non ha chiamato? La spiegazione sembra arrivare il 29 settembre, quando lo zio Michele Misseri trova, su un terreno di campagna, il telefonino della giovane: è bruciacchiato, senza batteria ma con la sim. Si sarebbe scoperto solo qualche tempo che era stato lui a buttarlo lì. Che era stata tutta una messinscena.
Il 6 ottobre successivo, durante un interrogatorio, Misseri confessa. Dice che la nipote non si è allontanata: che l’ha uccisa nel garage della sua villetta dopo un rifiuto sessuale; e dice di aver gettato il suo corpo in un pozzo in contrada Mosca, sulla strada che collega Avetrana a Nardò.
In effetti, poche ore dopo, il corpo della quindicenne viene ritrovato. Concetta Serrano, che in quel momento è ospite della trasmissione Chi l’ha visto? e si trova proprio a casa Misseri, apprende tutto in diretta.
Il 15 ottobre una nuova svolta: reinterrogato, Misseri chiama in causa anche la figlia Sabrina, sostenendo che sia stata lei ad attirare Sarah nel garage. Dice che l’hanno uccisa insieme: mentre lui la strangolava, la figlia la teneva ferma.
Lo stesso giorno la 22enne viene arrestata con l’accusa di concorso in omicidio. Misseri, intanto, continua a cambiare versione. Gli inquirenti, in poco tempo, arrivano anche alla moglie Cosima Serrano. E il 26 maggio 2011 la arrestano. All’inizio del 2012 si apre, nei loro confronti, il processo di primo grado.
In aula viene mostrato uno scatto inviato dalla vittima a un certo Ivano, un suo amico, poco prima dell’omicidio. Secondo l’accusa, è questo il movente: la gelosia che Sabrina avrebbe provato nei confronti della cugina più piccola per le attenzioni rivoltele dal ragazzo, di cui lei si era invaghita.
La sentenza, alla fine, è la peggiore di tutte: ergastolo. Sia per lei che per la madre. Michele Misseri viene invece condannato per la sola soppressione del cadavere. I giudici sono convinti che abbia mentito per proteggere moglie e figlia. Le due, dal carcere, continuano ad incolparlo; lui, dal suo canto, continua ad autoaccusarsi. La Cassazione, però, conferma tutto.
Nel febbraio del 2024 l’uomo ha finito di scontare la sua pena ed è tornato in libertà. In un’intervista rilasciata a Le Iene ha dichiarato: Sono io l’assassino di Sarah, non mi credono perché mi hanno fatto cambiare le versioni.
Ha raccontato di essere stato violentato quando era appena un bambino; di aver provato ad abusare di Sarah, di non esserci riuscito e di averla uccisa. Parole che hanno riacceso i riflettori sulla vicenda, come sta facendo anche la serie tv Avetrana – Qui non è Hollywood, la cui uscita era prevista per il 25 ottobre su Disney+.
Il sindaco della cittadina, Antonio Iazzi, ha chiesto di cambiarle il titolo e di sospenderla: in una nota diffusa negli scorsi giorni ha fatto sapere di temere che la comunità che rappresenta possa esserne lesa nella sua reputazione. Il giudice della sezione civile del tribunale di Taranto, Antonio Attanasio, ha accolto il suo ricorso, convocando le parti in aula per il 5 novembre. Si aspettano ora sviluppi.
Ricordiamo l'appuntamento con "La storia oscura", in radiovisione dal lunedì al venerdì dalle 21 alle 22 e il sabato dalle 21.30 alle 22.30 su Radio Cusano Campus e Cusano Italia TV (canale 122 del digitale terrestre). Tutte le puntate sono recuperabili su Cusano Media Play.