Barry Keoghan è ormai diventato una garanzia nel mondo lucente di Hollywood. Il volto di "Saltburn" - più del bel Jacob Elordi - si è conquistato il suo posto fra i divi del cinema odierno per il magnetismo che sembra erompere da lui a ogni interpretazione.
Che sia poco loquace e strafottente come in "Eternals" o freddo calcolatore come in "Saltburn", quel sorrisetti di sbieco e lo sguardo affilato riescono a trasmettere davvero l'essenza del personaggio interpretato dall'attore irlandese.
Un modo di fare, in apparenza così serio e composto, che ricorda tanto da vicino un altro attore dell'Éire, l'amatissimo Cillian Murphy. Forse questo o i lineamenti del viso così scavati e affilati in comune fra i due hanno permesso a Barry Keoghan di entrare a far parte della violenta Birmingham anni '20, nel capitolo conclusivo di "Peaky Blinders".
Quale sarà il ruolo dell'attore 32enne non è ancora certo, visto il massimo riserbo che la produzione sta mantenendo sul film, ma la sua prima immagine diffusa sui canali social ufficiali di Netflix ha già fatto impazzire i fan. E molti concordano su un punto: Barry Keoghan è perfetto per entrare a far parte dei Peaky Blinders, ma perché?
È il 2013. Su Neflix esce la prima stagione di "Peaky Blinders", una serie di soli 6 episodi che racconta le vicissitudini della banda omonima in una Birmingham del 1919, contesa fra industrializzazione e illegalità. Già di per sé la trama attira la curiosità di molti spettatori. Il cast, l'interpretazione di Cillian Murphy e il mix perfetto fra dialoghi e violenza, poi, fanno definitivamente esplodere la serie tv a livello mondiale.
A ogni stagione, a ogni passo dei Peaky Blinders nell'ascesa al potere e al dominio sulla città, l'hype dei fan aumenta a dismisura, trasformando la saga in un cult degno di un posto accanto a "I Soprano". L'atmosfera, in fondo, ricorda un po' quella di "C'era una volta in America".
Il pubblico è in delirio. Su IMDB "Peaky Blinders" ottiene un punteggio di 8.7/10. Gli Shelby sono fra i personaggi più in voga del momento e lo rimangono fino al 2022, anno in cui viene rilasciata l'ultima, la sesta, stagione.
Con la fine di "Lock and Key" ("Sotto chiave"), ultima puntata della sesta stagione, pare che il fenomeno mondiale sia arrivato a una battuta d'arresto. Il mondo trattiene il respiro e tutti si chiedono: "E adesso?". Gli occhi si puntano allora su Steven Knight, il creatore della serie, che annuncia: "Nessuna settima stagione. Il capitolo conclusivo sarà un film".
E qui arriva il secondo, delicato nodo: il cast. Certo, riprendere dal cilindro Cillian Murphy era d'obbligo, ma fra le new entry del film c'è Barry Keoghan, reduce dalle riprese de "Il Gladiatore II", e scelta non poteva essere più perfetta per i fan.
Sotto al tweet con la prima immagine dell'attore nei panni di un personaggio del film i commenti entusiasti si susseguono senza sosta.
Solo 32 anni, eppure Barry Keoghan è riuscito a diventare una promettente stella di Hollywood, facendosi notare in ruoli sempre più complessi e sfaccettati. Interpretazioni che, solitamente, è difficile (ma non impossibile) vedere affidati ad attori così giovani, relegati - spesso - a dover vestire i panni di personaggi di commedie o teen drama.
Keoghan, invece, può di aver prestato il volto a personaggi diversi nel suo ventaglio di lavori, ma alcuni elementi comuni possono essere riscontrati in ciascuno. Anzi, proprio questo filo rosso pare unire bene l'attore al film di Tom Harper.
Innanzitutto, l'espressività. Riuscire a manifestare l'essenza di un personaggio in poche, ma calcolate espressioni facciali è un'abilità che in pochi hanno. Quella di Barry Keoghan assomiglia a quella dello stesso Cillian Murphy, annoverato fra i rubacuori di hollywoodiani proprio per la sua aria da duro. Minimi movimenti del viso, accompagnati da mezzi sorrisi, esplodono in un coinvolgimento totale del volto nelle scene più drammatiche e concitate.
Certo, gli occhi azzurro ghiaccio di entrambi, poi, aiutano nel compito, rendendo impossibile staccare gli occhi da quello sguardo magnetico. E questo è il secondo punto in comune fra i due irlandesi a livello puramente fisico.
Poi, però, subentra il talento attoriale. Tanto Keoghan quanto Murphy sembrano tagliati per quei ruoli sfaccettati, intensi, spesso che camminano sul filo del rasoio, fra brutale fredda determinazione e follia. Ma la bravura sta, appunto, nel sapersi immedesimare di volta in volta nell'emozione provata dal personaggio, empatizzando con esso, ma facendo propria quella sensazione.
Ecco che, quindi, tutto ciò si somma, risultando in un mix di atteggiamenti, mimica, capacità che rendono il personaggio reale.
Per capire cosa renda Barry Keoghan così affine al mondo di "Peaky Blinders" basta guardare ai ruoli nei suoi precedenti film. Fra i più recenti c'è sicuramente "Bird", la pellicola drammatica del regista Andrea Arnold.
Il film, in uscita l'8 novembre 2024 in sala, vede Keoghan nel ruolo di un padre, Bug, preda degli eccessi, spericolato e con poca attenzione ai figli, che vive in una casa abusiva nel Kent. Tatuato dalla testa ai piedi, Bug è l'emblema del "vivere sopra le righe": preferisce dedicarsi alla droga, vivere e comportarsi come un eterno adolescente, piuttosto che essere un padre amorevole e responsabile.
Nella pellicola vediamo un Keoghan esplosivo, irriverente. Completamente immerso nella trama, che è - sotto certi aspetti - anche la sua di storia. Ecco che la familiarità con l'abuso di sostanze stupefacenti, l'atteggiamento sfrontato di chi non vuole o non riesce a prendersi le proprie responsabilità, diventano più intense che mai.
Stesso modus operandi che si può riscontrare sia in Arthur Shelby (Paul Anderson) che nel fratello minore John (Joe Cole). Entrambi, infatti, si lasciano trascinare spesso dalle proprie emozioni, soprattutto quelle che portano a potenziali disastri.
Arthur rimane intrappolato nella sua sete di vendetta e violenza, dove è l'a rabbia 'instabilità a dominare le sue azioni. E l'alcol. E la droga. John, d'altro canto è un ragazzino all'inizio della prima stagione e come tale mostra tutta l'immaturità della sua giovane età. Per lo più i suoi guai sono dettati dal voler essere a tutti i costi come i fratelli più grandi, cercando di imitarli nelle proprie scelte, anche quelle sbagliate e poco oculate.
Da un ruolo "sopra le righe" a uno decisamente più serio e cinico. In "Saltburn", film di Emerald Fennell che ha inquietato gli spettatori. Qui, Barry Keoghan è Oliver Quick, giovane bugiardo seriale che cerca di scalare fino alla vetta della società, dove è il potere a regnare.
Poco importa se durante il cammino qualcuno perda la vita: per Oliver è l'ossessione il motore delle sue azioni. Ossessione che si mostra, dapprima, con la velata ma concreta sessualizzazione del suo amico Felix Catton (Jacob Elordi), visto come la personificazione di quello status a cui aspira. Poi, con l'assillo del privilegio che permette tutto, anche di impossessarsi di ricchezze altrui.
Da questi elementi si mostra già il secondo punto forte di Barry Keoghan: la capacità di mostrare quella inesauribile fame del "di più", rimanendo perfettamente lucido e solo raramente perdendo il controllo su di sé. Iconiche, in tal senso, le scene di Oliver Quick durante i festeggiamenti alla tenuta dei Catton e quelle disturbanti della masturbazione sulla tomba di Felix e della vasca da bagno.
Questi ultimi due momenti, infatti, sono l'apice della perdita di controllo di Oliver. Il ragazzo non riesce a contenere dentro di sé il desiderio che lo sta lentamente erodendo dentro e che esplode nella pulsione sessuale. Ripreso in mano il controllo, Oliver torna a essere freddo e imperscrutabile, con quegli occhi capaci di vedere lontano, mentre la sua mente pianifica le prossime mosse.
Evidente l'analogia con il protagonista di "Peaky Blinders", Tommy Shelby, vero leader della banda. È lui quello capace di portare la famiglia alla conquista del dominio su Birmingham. È lui quello abile a sventare ogni attacco al proprio potere e a costruire il quadro perfetto. Le sue emozioni riescono a sfuggirgli solamente in alcuni momento di estremo patos, come ad esempio alla morte della moglie Grace.
Simile nella brutalità e nella spietata determinazione è anche il personaggio di Martin, ruolo interpretato dall'attore ne "Il sacrificio del cervo sacro" di Yorgos Lanthimos. La pellicola è permeata da un soffocante senso di ineluttabilità, come se un dio crudele avesse messo gli occhi su qualcuno e fatto di tutto per distruggerlo.
Sensazione che alla fine di concretizza - appunto - in Martin, giovane orfano di padre che si avvicina al medico che ha operato il genitore, Steven Murphy (Colin Farrell). Quello che di primo acchito è un incontro casuale, ben presto si rivela essere un contorto piano di vendetta del ragazzo, volto a far soffrire al cardiochirurgo lo stesso dolore che ha provato lui alla morte del padre.
Si scopre, infatti, che è stato Murphy a operare il padre di Martin mentre era sotto l'effetto dell'alcol e che, quindi, la morte dell'uomo è opera di un errore umano. Così, il ragazzo costringe - grazie a un perverso potere - il medico a sacrificare un membro della sua famiglia per poter salvare gli altri.
Anche in questo ruolo torna l'abilità di Barry Keoghan di riuscire a interpretare in maniera convincente un personaggio che ondeggia al limite estremo fra crudeltà e follia. Perfettamente calato nei panni di un adolescente, movenze e espressioni collimano e poi cozzano nel duro sguardo finale che il personaggio rivolge alla famiglia distrutta, i cui superstiti siedono al tavolo del bar dove tutto è iniziato.
Eppure, sia Cillian Murphy che Barry Keoghan non hanno un "cuore di pietra". Il loro atteggiamento apparentemente scostante davanti alla macchina da presa, non corrisponde alla realtà del loro carattere. E lo dimostrano entrambi interpretando ruoli particolarmente empatici.
Vero è che di empatia in "Peaky Blinders" non se ne trova parecchia, ma Tommy Shelby (Cillian Murphy) riesce, in qualche modo, a far emergere il suo lato sensibile. D'altronde un vero "uomo insensibile" non sarebbe riuscito a provare sentimenti come l'amore. Nessuna Grace sarebbe mai riuscita a conquistare il capobanda, se quest'ultimo non mascherasse la sua sensibilità.
Forse è anche per questo che Tommy Shelby è riuscito a conquistarsi una così grande fetta di pubblico femminile: grazie alla sua apparenza da duro, simile a un muro invalicabile, che nasconde in realtà un uomo appassionato e attento.
Allo stesso modo, il Pavel di "Light Thereafter" e il Druig di "Eternals", interpretati da Barry Keoghan, mostrano il lato più emotivo dei ruoli del 32enne. Con il primo, l'attore esplora i sentimenti positivi e negativi, le difficoltà, le relazioni di un giovane ragazzo affetto da autismo. Con il secondo, invece, è un dio in grado di manipolare la realtà e che, spesso, lo fa secondo i propri capricci e le proprie emozioni.
Nessuna informazione è trapelata sull'identità del personaggio di Barry Keoghan in "Peaky Blinders". Eppure, i pochi dettagli fanno presagire un finale con i fiocchi. Intanto, la pellicola si annuncia già carica di aspettative dagli amanti della serie tv e anche dai fan degli attori.
Difficile, al momento, riuscire ad avanzare ipotesi su come sarà il personaggio dell'attore irlandese. Riassumendo il perché sia un'ottima scelta per la pellicola, ecco i cinque punti-chiave dell'articolo: