Le trattative continuano senza sosta ormai da mesi. Il centrodestra vuole cambiare la legge elettorale. Stavolta, raccontano, ci sono i numeri e le condizioni politiche per farlo. E se il centrosinistra discute attorno alla proposta del dem Dario Franceschini di marciare divisi facendo accordi tecnici solo per il 37% dei collegi uninominali previsti dal Rosatellum, la maggioranza risponde con un Porcellum rivisitato: via i collegi, proporzionale con premio di maggioranza per chi supera la soglia del 40% e obbligo di indicare il capo della coalizione. Allo stato, non c'è nessun tavolo ufficiale, nessun accordo scritto, ma la settimana scorsa nel corso di un vertice tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini sarebbe stato raggiunta una comunione di intenti.
E i leader avrebbero dato mandato ai loro sherpa (Andrea Donzelli per Fdi, Stefano Benigni e Alessandro Battilocchio per Fi, Andrea Paganella per la Lega) di lavorare a uno schema di intesa. Secondo quanto riferito da fonti parlamentari, Fdi Lega e Fi vogliono portare a casa due riforme: quella costituzionale sulla separazione delle carriere (da qui lo scontro aperto con la magistratura) e la legge elettorale, appunto. Ma sarebbe meglio modificarla tenendola separata dal premierato, che può essere licenziato in Parlamento con calma, magari verso la fine della legislatura, in modo da celebrare l'insidioso referendum confermativo solo dopo le politiche visto che è ancora vivo il ricordo a palazzo Chigi del fallito referendum del 2016, che costrinse alle dimissioni l'allora premier Matteo Renzi.